La Via Crucis di Papa Francesco:
guerre, migranti e bimbi violati

La Via Crucis di Papa Francesco: guerre, migranti e bimbi violati
Venerdì 14 Aprile 2017, 20:54 - Ultimo agg. 21:48
3 Minuti di Lettura
«O Croce di Cristo, insegnaci che l'alba del sole è più forte dell'oscurità della notte, e che l'amore eterno di Dio vince sempre». I drammi del mondo, sconvolto dalle guerre, dalla violenza, dalle migrazioni dovute ai conflitti e alla fame, e adombrati anche dal tweet diffuso dal Papa, sono al centro della Via Crucis presieduta da Francesco al Colosseo. Una grande folla, tra imponenti misure di sicurezza, assiste al tradizionale rito del Venerdì Santo, trasmesso in mondovisione, le cui meditazioni recano quest'anno, per volontà del Pontefice, la firma della biblista francese Anne-Marie Pelletier, che ha vinto il Premio Ratzinger nel 2014. L'autrice ha sviluppato i suoi testi non secondo le 14 tradizionali stazioni, spiegandovi l'estremo dell'amore di Dio che muore sulla Croce per sconfiggere il male, oggi incarnato nei drammi delle guerre, dei migranti, delle famiglie lacerate e dei bambini violentati, e descrivendo i gesti di alcuni personaggi che figurano nella Passione, con particolare accento anche sulla presenza femminile, delle «donne del Vangelo».

Profonde, da parte della Pelletier - la prima donna a scrivere le meditazioni della Via Crucis nel pontificato di Francesco, la quarta in assoluto -, le riflessioni teologiche, ma sotto le croce, scrive, «si tratta del nostro mondo, con tutte le sue cadute e i suoi dolori, i suoi appelli e le sue rivolte, tutto ciò che grida verso Dio, oggi, dalle terre di miseria o di guerra, nelle famiglie lacerate, nelle prigioni, sulle imbarcazioni sovraccariche di migranti». Le stazioni descrivono momenti della Passione dove si ravvede la cattiveria del mondo, il male che «lascia senza voce», gli uomini, le donne e i bambini violentati, umiliati, torturati, assassinati. Nel disorientamento di queste realtà c'è il desiderio di Cristo per la salvezza di tutti, c'è Dio che scende «nel profondo della nostra notte» umiliandosi per offrirci la sua misericordia. Ma c'è anche l'invocazione dei monaci uccisi a Tibhirine, in Algeria nel 1996, che consapevoli della crudeltà umana pregavano «Disarmali!» e «Disarmaci!».

Gesù muore sulla Croce e lascia paura e sconcerto, ma «era necessario» che «Cristo portasse l'infinita tenerezza di Dio nel cuore del peccato del mondo», perché «'bisognavà che entrasse in questa obbedienza e in questa impotenza, per raggiungerci nell'impotenza in cui ci ha posti la nostra disobbedienza». E si vede come in questi testi risuoni ancora quella «tenerezza di Dio» tanta cara a papa Bergoglio. A portare la croce, nel solenne scenario del Colosseo, oltre al cardinale vicario Agostino Vallini, a una famiglia romana e ad alcuni disabili dell'Unitalsi, anche laici e religiosi di vari Paesi che papa Francesco visiterà nel prossimo futuro, dall'India, dall'Africa, dall'Egitto, dal Portogallo, dalla Colombia. Due portatori di croce vengono anche dalla Cina. Imponenti le misure di sicurezza: il Colosseo è stato un 'sorvegliato specialè per ore. In particolare, sono state allestite due aree di sicurezza, la zona è stata interdetta al traffico e la fermata della metro chiusa alle 13. Il piano di sicurezza ha previsto attorno all'Anfiteatro Flavio due aree concentriche chiuse ad ogni tipo di mezzo, con varchi d'accesso e controlli attraverso metal detector.
© RIPRODUZIONE RISERVATA