Studenti italiani bocciati dall'Ocse:
"Male in matematica, lettura e scienze"

Studenti italiani bocciati dall'Ocse
Studenti italiani bocciati dall'Ocse
di Lorena Loiacono
Giovedì 11 Febbraio 2016, 08:39 - Ultimo agg. 09:49
2 Minuti di Lettura
Niente da fare, i conti non tornano. Per quanto ci si impegni, gli studenti italiani restano ancora fanalino di coda per le loro incapacità matematiche. Insomma, con i numeri proprio non ci sanno fare. 

Purtroppo neanche con le lettere e le scienze. Brutta pagella quella dell'Ocse che evidenzia come le competenze dei 15enni italiani siano sempre al di sotto della media degli altri Paesi. I dati, che si riferiscono al 2012, parlano chiaro: uno su 4, il 25%, ha problemi in matematica (140mila ragazzi). Uno su 5 invece (oltre 110mila studenti di 15 anni) ha carenze nella lettura e comprensione di un testo e poco meno di un ragazzo su 5 non è preparato nelle scienze. Nel resto d’Europa la media dei carenti in matematica è del 23%, mentre per lettura e scienze si scende al 18%. La matematica resta la bestia nera dell’apprendimento in Italia. Peccato che l'impegno ci sia: nel 2003 le insufficienze gravi (quindi quelle sotto la soglia minima del livello 1) rappresentavano il 13% del totale. Nel 2012 “appena” il 9%. 

E non solo: dal 2003 al 2012 la soglia dei ragazzi con scarse competenze matematiche in generale è diminuita del 7%. Lo stesso per le scienze, mentre i carenti nella lettura sono diminuiti del 4%. In alcune scuole l'analfabetismo raggiunge picchi dell'80%. Tra i ragazzi insufficienti, 6 su 10 marinano la scuola, 4 su 10 vengono da famiglie disagiate e studiano 4 ore di meno a settimana rispetto ai loro coetanei stranieri. 
L'intero sistema scolastico italiano resta fanalino di coda dell'istruzione nei paesi Ocse, più arretrati solo Grecia e Portogallo. Ogni anno sono 67.285 i ragazzi che hanno seri problemi in tutti gli ambiti. 

E non è cosa da poco: «Questo – ha sottolineato il direttore dell’Education and Skills dell’Ocse, Andreas Schleicher - ha conseguenze sia a livello personale che delle economie e delle società: questi ragazzi rischiano di lasciare la scuola prima di finirla e così si compromette l’intero sistema economico e la crescita del proprio Paese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA