I divieti della bella stagione
La vicenda di Milano non è ovviamente un caso isolato: ricordiamo che anche a Rimini, dallo scorso settembre, la preside di un istituto tecnico ha intrapreso una battaglia contro pantaloni corti, jeans con i buchi e magliette stracciate, canotte, cappellini e berrette, ciabatte e infradito. A San Marino, invece, esiste già da anni un regolamento che richiama gli studenti delle superiori ad un abbigliamento decoroso e consono all'ambiente scolastico. Non può non essere ricordato il dress code di un famoso liceo di Roma e la corrispondente circolare, risalente al maggio 2015, che spiegava come "A scuola una minigonna non è elegante. In discoteca, magari, sì”. Anche in questo caso un vespaio di reazioni contrastanti.
Vicenda simile a Schio dove - a fine dello scorso anno - un altro agguerrito dirigente ha diramato una circolare per richiamare ragazze e ragazzi a un certo decoro nell'abbigliamento durante le lezioni. In questo caso, alcuni studenti dell'istituto si sono persino appellati al diritto alla salute (essere troppo coperti quando fa molto caldo può creare problemi fisici...) e alla Dichiarazione universale dei diritti umani (la famosa libertà dei costumi). La situazione non cambia nemmeno all'università. Anzi. Ad esempio chi frequenta Economia aziendale e in particolare il corso di Microeconomia a Torino, deve avere decoro e sobrietà, pena il mancato accesso nelle aule universitarie. A dettare le regole lo stesso professore, con tanto di slide proiettate in aula.