Mattarella: «Genitori-bulli nelle scuole, inaccettabile morire per gioco in chat»

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella
Lunedì 17 Settembre 2018, 18:49 - Ultimo agg. 18 Settembre, 11:12
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«Non possiamo ignorare che qualcosa si è inceppato, che qualche tessuto è stato lacerato nella società. Alcuni gravi episodi di violenza - genitori che hanno aggredito gli insegnanti dei propri figli - rappresentano un segnale d'allarme che non va sottovalutato. Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto cresce sempre di più nell'animo degli studenti, a scuola e nel web». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella all'inaugurazione dell'anno scolastico.

«Desidero ricordare Fabrizio Frizzi, che, per molti anni, è stato il conduttore, sensibile ed entusiasta, della festa d'avvio dell'anno scolastico».

Gli strumenti digitali possono amplificare violenze e soprusi, anche in modo drammatico. Ma possono anche aiutarci a combatterli. Le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, e sul nostro tempo. Ma esiste anche un lato oscuro della rete. Non è accettabile che un ragazzo di quattordici anni muoia in conseguenza di un'emulazione in un gioco perverso in chat. Sono vicino al profondo dolore della famiglia del giovane Igor Maj per questa morte assurda e crudele».

«Dobbiamo chiederci che cosa va fatto per evitare tragedie di questo genere. Le fragilità dei nostri giovani devono poter essere accompagnate e sostenute, poste al riparo da insidie gravi, talvolta mortali, veicolate sulla rete. Le famiglie non possono essere lasciate sole in questa opera. La scuola può far molto per aiutarli. I giovani corrono avanti. Gli adulti, tuttavia, devono cercar di tenere il loro passo e di accompagnarli - ha detto ancora Mattarella -. Il web è spazio di libertà e, per definizione, non merita censure. Ma non deve, in alcun modo, trasformarsi in un mondo parallelo e incontrollato in cui succede impunemente di tutto. Una comunità che si rispetti deve saper proteggere i propri giovani da simili insidie. Governo e Parlamento sono chiamati ad affrontare questo problema sociale».

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