Genetica, il Nobel Gurdon: «La scienza
ha le soluzioni che i governi frenano»

Genetica, il Nobel Gurdon: «La scienza ha le soluzioni che i governi frenano»
di Francesca Cicatelli
Sabato 16 Giugno 2018, 08:16
3 Minuti di Lettura
Se la scienza viaggia più veloce della burocrazia quel che occorre è una fondazione, coordinata dall'Ordine nazionale dei Biologi, che «può far convergere in un unicum le istituzioni, l'università e i santuari della ricerca intorno ad un tavolo comune per farli ragionare su progetti, formazione e armonizzare il lavoro di chi produce scienza applicata e chi la finanzia». E' la proposta di Vincenzo D'Anna, presidente dell'Ordine nazionale dei biologi che intanto ha portato a Napoli, tra gli altri scienziati, ben due premi Nobel, John Gurdon e Mario Capecchi, per il convegno internazionale di genetica ed epigenetica all'Hotel Continental. Il problema dei progressi della scienza è spesso legato «alla dispersione di risorse in progetti faraonici che poi non conducono a nulla» sottolinea D'Anna. D'altronde bisogna pur provare se è vero, come fa presente il Nobel per la medicina Gurdon: «ciò che conta sono i test per rendere la ricerca sicura». Lo scienziato inglese, premiato nel 2012 insieme al collega giapponese Yamanaka per i loro lavori sulle cellule staminali pluripotenti indotte, non fa sconti ai governi che hanno delle precise responsabilità sui mancati progressi della scienza «che è arrivata a molte soluzioni ma non può procedere senza la concessione delle autorizzazioni necessarie. Si tende a frenare per ragioni etiche».
 

 
Traguardi made in Naples
L'istituto Tigem di Napoli, con un team coordinato dal professor Alberto Auricchio, sta sperimentando da oltre un anno e per la prima volta al mondo, una terapia genica su una patologia rara, la Mucopolisaccaridosi di tipo 6 che comporta gravi conseguenze a livello dei tessuti e coinvolgimenti multi-sistemici dovuti al deficit dell’enzima arilsolfatasi B. «Speriamo - spiega Andrea Ballabio, direttore del Tigem di Pozzuoli - di risolvere i difetti genetici presenti nei pazienti con una sola somministrazione di questo nuovo ritrovato che è basato su un gene sano di questa malattia».  Il farmaco, infatti, ha la capacità di trasferire il gene che codifica l'enzima arilsolfatasi B che, una volta prodotto dalle cellule del fegato, è secreto nel circolo ematico e poi captato dai tessuti affetti.
 
L'intestino felice cura cancro e depressione
Proprio da Napoli parte anche l'attenzione al tema del microbioma. Francesco Salvatore, fondatore del Ceinge, l'istituto di biotecnologie avanzate di Napoli, è impegnato sul fronte degli studi sulle correlazioni tra batteri, cancro e depressione nonché una sindrome come il morbo di Crohn e la celiachia. «Aver indiviaduato - chiarisce Salvatore - batteri come la neisseria non solo nell'intestino ma anche nell'orofaringe è importante per capire la patogenesi della celiachia. Una modificazione del microbioma porta ad ammalarsi: non si sa ancora se è causa o epifenomeno ma visto che il microbioma è facilmente modificabile, dà una speranza di guarigione.  Alcune ricerche - continua il pluripremiato biochimico - stanno accertando anche un'incidenza del microbioma sui tumori e una responsabilità nella terapia per cui  cambiando il microbioma si può ottenere una migliore responsività ai farmaci. L'intestino è collegato al cervello e questo asse cervello-intestino, è di grande interesse nel campo della fisiopatologia ed è probabile anche che la depressione sia curabile partendo dal microbioma. Ma occorre ancora molta sperimentazione».
 
Le ultime frontiere genetiche ed epigenetiche
La maculopatia ma anche i danni cerebrali e cardiaci nonché le malattie ora senza cura potranno beneficiare in un futuro prossimo del trapianto genetico nucleare con cui è possibile riprogrammare cellule adulte: basterà ad esempio un millimetro di cute per formare cellule cardiache pulsanti e attive perché  si è stato dimostrato che le cellule delle varie parti del corpo hanno lo stesso corredo genico. Lo chiarisce il premio Nobel Gurdon che mette in luce come, ad esempio, una possibile soluzione alla maculopatia, che nei prossimi 4 anni porterà alla cecità centinaia di malati, siano i fibroblasti dei topi per bypassare il problema etico di donazione degli ovociti umani. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA