Nel nuovo contratto dei prof c'è il diritto di disconnessione: alt a reperibilità con pc e cellulari

Nel nuovo contratto dei prof c'è il diritto di disconnessione: alt a reperibilità con pc e cellulari
di Francesco Lo Dico
Sabato 10 Febbraio 2018, 09:22 - Ultimo agg. 19:34
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Dopo quasi dieci anni di attesa è stato firmato ieri il nuovo contratto della scuola. Ma tra le novità previste, ce n'è una particolarmente significativa che affronta di petto una delle caratteristiche più pervasive dei nostri tempi. E che riguarda tutti i lavoratori, oggi alle prese con un rapporto simbiotico con i loro pc e i telefonini: il diritto alla disconnessione.

«Non si può stare connessi alla rete ventiquattro ore su ventiquattro, a scuola si sono verificati in questi ultimi anni decine di cause per via di mail o messaggi che erano stati spediti ma non erano state letti in tempo utile dagli insegnanti. È per questa ragione che nasce il nuovo contratto: saranno stabilite regole certe e fasce orarie protette in cui i docenti dovranno essere reperibili su indirizzi mail e telefoni», spiega il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.

Per quanto riguarda i docenti, va precisato innanzitutto che non ci sarà un coprifuoco virtuale valido per tutti. «A decidere le fasce orarie in cui il personale potrà essere o non essere contattato spiega ancora Turi - saranno i singoli istituti in funzione della loro autonomia, e sulla base degli accordi che saranno trovati collegialmente tra le varie rappresentanze sindacali». In buona sostanza, quindi, ogni istituto deciderà per sé. «L'orientamento di fondo prosegue Turi - è però quello di sgravare gli insegnanti dall'onere di leggere mail, messaggini e telefonate di lavoro durante i festivi e i prefestivi e nel giorno libero. E di stabilire durante i giorni lavorativi una fascia protetta di silenzio che potrebbe andare dalle 19 alle 7 del mattino. Ma ripeto, su questo ciascun istituto si darà le regole in autonomia». Quali i tempi? Secondo Turi, «già a partire da maggio». Niente più Messenger, Whatsapp, tag, mail, sms: una vera oasi di tranquillità nella quale nessuno sarà più tenuto a interrompere la propria quiete. Ma se gli insegnanti potranno respirare, sotto l'ombrello della legge, che cosa ne sarà degli altri dipendenti pubblici? La risposta del sindacalista della Uil è semplice e chiara: «Il diritto alla disconnessione ottenuto per il personale scolastico, dev'essere l'apripista di analoghe disposizioni che le altre categorie potranno rivendicare per sé, nel quadro dei loro contratti».
 
Stress, ansia, frustrazione, veglie notturne, dipendenza dal web: Internet ha cambiato tutto. E soprattutto i tempi del lavoro. Che sono diventati pressoché indefiniti. «Fino a pochi anni fa osserva Cristina Dentone, psicologa e psicoterapeuta specializzata in stress da lavoro e stress post-traumatico l'ansia da connessione permanente era lamentata solo da top manager. Ma la rivoluzione tecnologica ha esteso l'ansia da performance ininterrotta a ogni genere di lavoratore, e soprattutto a quelli più vulnerabili come i precari che lamentano insonnia, ansia, stress. I dispositivi elettronici accrescono spesso una sorta di sudditanza nei confronti del datore di lavoro e dei colleghi. I più deboli temono ripercussioni sui loro contratti a termine». Ma in gioco, finiti impigliati nella rete della reperibilità permanente, ci sono anche le relazioni interpersonali. «Spesso i miei pazienti lamentano che a causa dell'uso continuo del telefonino spiega Dentone, presidente e socio fondatore della Sipem Liguria i loro rapporti di coppia naufragano. Ma a colpire molto è il fatto che quando mi trovo a colloquio con le famiglie, spesso sono i bambini quelli che sembrano risentire di più dell'iperlavoro: chiedono ai loro genitori di smettere di usare il telefono a casa perché si sentono abbandonati. Ma spesso restano inascoltati». Tutto molto vero e allarmante. Ma di nuovo: quali strumenti hanno a disposizione dipendenti pubblici e privati?

In buona sostanza, qualche tutela ce l'hanno oggi solo quanti lavorano da casa. Per il resto è silenzio assoluto, deregulation totale.

Nota Maurizio Del Conte, ordinario di Diritto del lavoro all'università Bocconi e soprattutto presidente dell'Anpal, che «il diritto alla disconnessione ha un particolare rilievo in tutte quelle prestazioni che sono rese da remoto, fuori dagli ambienti aziendali. Dove si deve preservare il lavoratore dal controllo pervasivo e continuo che avviene attraverso cellulari e la posta elettronica». Del Conte sottolinea di «non aver ancora letto l'accordo» degli insegnanti. Ma nel pensare all'estensione della tutela anti-internet guarda soprattutto a figure come «l'agente di commercio in giro per l'Italia, il giornalista che scrive i pezzi da casa, l'impiegato che svolge un certo numero di mansioni in smart working: essendo operativi per più ore hanno diritto a non essere sovrautilizzati». Non a caso il diritto alla disconnessione nasce per regolamentare il cosiddetto lavoro agile, dove il dipendente subordinato ha maggiore flessibilità su spazi, orari e strumenti da utilizzare. Infatti è rientrato nel cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo, dove - all'articolo 19, si legge che il contratto «individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro». «Anche se è finita nella legge dello smartworking - aggiunge Del Conte il diritto alla disconnessione si applica secondo gli strumenti della contrattazione collettiva o individuale a tutte le categorie. Dà la facoltà al lavoratore, in determinate fasce della giornata, di poter rifiutare le telefonate o di non rispondere alle mail. Di solito funziona in modo che, chi è deputato a organizzare il lavoro, indica in quali ore bisogna essere reperibili». Ma proprio la regolamentazione della reperibilità è per il giurista Piergiovanni, per lunghi anni a capo della consulta giuridica della Cgil, un precedente dal quale partire. «È prevista in vari rapporti di lavoro, pensiamo ai medici spiega - ma deve essere limitata nel tempo, non può diventare una condizione oppressiva. Si è discusso molto a livello scientifico e sindacale se dovesse essere remunerata a parte». Anche se l'associazione non è immediata, il tema interroga infatti un diritto che la Costituzione, nata nel secolo scorso, tutela. «La Carta osserva Piergiovanni - riconosce il diritto alla libertà di movimento e alla libertà di vita privata».

Il nume tutelare dei figli di internet, resta dunque la Carta. Ma nell'era della connessione permanente, passare dalle parole ai fatti richiederà di certo molto tempo. Più di un paio di clic.
 

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