Fegato, in Italia il primo trapianto da donatore con cuore non battente

Fegato, in Italia il primo trapianto da donatore con cuore non battente
Sabato 16 Settembre 2017, 18:37 - Ultimo agg. 22:59
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Per la prima volta è stato eseguito un trapianto di fegato da donatore a cuore non battente. L'intervento è avvenuto nel Centro trapianti di fegato dell'Azienda ospedaliera universitaria di Modena il 22 agosto: il paziente, un uomo di 56 anni affetto da un tumore primitivo del fegato, sta bene ed è stato dimesso. Coinvolte due equipe chirurgiche, rispettivamente una per il prelievo dell'organo e l'altra per il trapianto, insieme agli anestesisti ed ai componenti dello staff infermieristico.

«Sino ad oggi - spiega Fabrizio Di Benedetto, responsabile della Chirurgia dei trapianti di Modena - il prelievo di organi veniva effettuato da un paziente che aveva subito un danno cerebrale devastante e irreversibile, la cosiddetta morte cerebrale. In questa condizione il cuore può continuare a battere e irrorare col sangue gli organi potenzialmente utilizzabili per il trapianto, grazie alla respirazione artificiale e alle altre tecniche rianimatorie. Al contrario, quando il cuore si ferma, per un arresto cardiaco, gli organi non vengono nutriti e quindi non possono essere utilizzati per il trapianto. Oggi disponiamo, invece, di apparecchiature che permettono di 'nutrirè il fegato, i reni e i polmoni per poterli quindi utilizzare per il trapianto».

«Si tratta di uno sforzo organizzativo notevole - ha commentato il direttore generale, Ivan Trenti - Fondamentale è l'impegno dei due reparti di Terapia intensiva nelle sedi del Policlinico e di Baggiovara i cui responsabili, Massimo Girardis e Elisabetta Bertellini, hanno svolto un eccellente lavoro nel creare i presupposti per l'attivazione di un programma di individuazione dei potenziali donatori a cuore non battente».
La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un'assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo stesso. La donazione 'a cuore fermò in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici (6 ore di osservazione da parte della commissione che deve accertare la morte).

Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle equipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure. Questo tipo di donazione richiede inoltre l'utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione del fegato, spiegano gli esperti. La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate il fegato prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.

«Il prelievo di organi a cuore fermo è una tecnica più diffusa all'estero - ha concluso Di Benedetto - mentre nel nostro Paese è ancora praticata in pochissimi centri per l'elevata complessità organizzativa, ma è un'importante risorsa per la riduzione dei tempi di attesa, e certifica l'alta qualità delle cure e dei trattamenti offerti al pubblico».
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