Torino, le analisi confermano: il giovane di 25 anni è morto di meningite. L'Iss: «Nessuna epidemia, casi nella media»

Torino, le analisi confermano: il giovane di 25 anni è morto di meningite. L'Iss: «Nessuna epidemia, casi nella media»
Lunedì 9 Gennaio 2017, 19:30 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 14:41
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Il 25enne del torinese morto ieri sera alle Molinette di Torino, dove era stato ricoverato per febbre altissima, era affetto da meningite meningococcica. A confermare il sospetto sono stati gli esami molecolari dopo che le prime analisi effettuate subito dopo il decesso sembravano escludere l'ipotesi.

Un paese sotto choc, Valperga, per la tragica scomparsa di Vittorio Bonetto, il ragazzo di 25 anni ucciso dalla meningite. Vittorio era un appassionato di bici, in particolare di down hill. Era rientrato da un breve periodo di vacanza in Francia nei primi giorni del nuovo anno e stava cercando lavoro. «Un ragazzo sempre sorridente, capace, gentile, disponibile e volenteroso - lo ricordano gli amici - siamo increduli e sconvolti». Drammatico l'ultimo post di Vittorio Bonetto su Facebook: «Che febbre... mai stato così male». Erano le 10 di sabato. Poi la situazione è precipitata fino al decesso, all'ospedale Molinette, nel tardo pomeriggio di domenica. Affranti i genitori Nuccio e Gabriella che non riescono a darsi pace. Un dolore che accomuna diversi centri del Canavese. Non solo Valperga, dove il ragazzo abitava con i genitori, ma anche Cuorgnè, dove i Bonetto sono molto conosciuti per via dell'attività commerciale svolta a lungo nella città delle due torri.


Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Asl di Ivrea, sentita la famiglia del giovane di Valperga, conferma di aver individuato e richiamato tredici persone che sono state a contatto con il ragazzo negli ultimi giorni. Solo otto di queste rientravano nei criteri previsti dall'attuale protocollo per essere sottoposti a profilassi. Tra questi i genitori e il fratello maggiore del giovane deceduto. L'Asl ha poi coinvolto i medici di famiglia dell'area territoriale interessata: presso il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) è stato attivato un numero telefonico (0125-414714) dedicato a coloro i quali hanno avuto contatti con il 25enne nei dieci giorni precedenti la giornata di ieri, domenica 8 gennaio. La profilassi sarà svolta solo nei casi ritenuti appropriati.

LIGURIA
Un caso di meningite batterica da meningococco in una bambina di 6 anni, residente nella zona di Arma di Taggia, in provincia di Imperia. La bambina è attualmente ricoverata all'Istituto Giannina Gaslini di Genova, in osservazione e sottoposta alle specifiche terapie del caso, «ma non in pericolo di vita», secondo quanto riferito dal direttore sanitario. «La Asl 1 Imperiese ha attivato tutte le misure di profilassi specifiche», fa sapere l'assessore regionale alla Sanità Sonia Viale.

LOMBARDIA
È un caso da meningococco quello di meningite accertato all'ospedale di Legnano, dove ieri è stato ricoverato in Rianimazione un paziente di 50 anni di Canegrate. Lo ha confermato l'assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Giulio Gallera. «Gli accertamenti clinici ricoverato con evidenti segni di sepsi hanno evidenziato la presenza di stafilococco nel sangue (responsabile della sepsi) e di meningococco» ha precisato Gallera.
Sono invece nettamente migliorate, ha spiegato l'assessore, le condizioni del paziente di Busto Garolfo (Milano), anche lui ricoverato all'ospedale di Legnano, con una meningite da pneumococco (quindi non contagiosa). «Ribadiamo che, come da norma - ha ricordato Gallera -, in questo caso non si provvede alla profilassi dei contatti».


L'ISS
Quella di meningite è «un'epidemia mediatica». L'unico agente «patogeno, che si sta moltiplicando a dismisura, è la notizia giornalistica». A dirlo i ricercatori dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Fortunato D'Ancona, Maria Grazia Caporali e Paola Stefanelli, in un contributo pubblicato sul sito Epicentro. «La diffusione della meningite - scrivono - è sovrapponibile a quella dell'anno precedente. Il meningococco continua a essere responsabile di circa 200 casi l'anno, mentre le forme invasive prevenibili con vaccinazioni dello pneumococco sono in calo». Ciò non ha impedito il dilagare di ansia nella popolazione.

La scintilla stata «l'anomalo aumento da gennaio 2015 dei casi da meningococco C in Toscana. Un incremento - continuano i ricercatori - spiegato con la circolazione in quell'area di un clone di meningococco particolarmente aggressivo». Nonostante la politica di offerta vaccinale molto ampia della Regione Toscana, la riduzione della circolazione di questo patogeno tra i portatori per limitare il numero di casi non è stata raggiunta neanche nel 2016, probabilmente per livelli di copertura vaccinali non ideali in alcuni gruppi di popolazione. «L'invito alla vaccinazione ha avuto l'effetto collaterale di innalzare il livello di preoccupazione».

Ma se nel 2015 l'attenzione dei media era focalizzata sulla Toscana, nel 2016 si è spostata a livello nazionale senza un aumento dei casi in altre Regioni.

In un anno ci sono circa 1500 segnalazioni di malattia batterica invasiva, con oltre 4 casi al giorno attesi nel periodo più freddo. «I media riportano anche solo i casi sospetti, segnalando lo stesso caso più volte per sottolinearne il decorso, dando la falsa sensazione che ci si trovi di fronte a un alto numero di casi prima non presente». Ma i rischi di contrarre questa malattia «rimangono molto bassi - concludono - non vi è alcuna emergenza, e la vaccinazione può essere programmata dalla Asl a distanza di giorni o settimane».

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