Roma, il San Camillo assume solo medici non obiettori. Cei: «Grave discriminazione»

Roma, il San Camillo assume solo medici non obiettori. Cei: «Grave discriminazione»
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 15:49 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 13:25
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L'ospedale San Camillo di Roma ha deciso di assumere esclusivamente medici dedicati all'interruzione di gravidanza, quindi non obiettori di coscienza.

La decisione, riportata da Repubblica, ha suscitato le proteste del mondo cattolico e della Cei: «Snatura l'impianto della legge 194 che non aveva l'obiettivo di indurre all'aborto ma prevenirlo. Predisporre medici appositamente a questo ruolo è una indicazioni chiara», ha detto Don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, sottolineando che «Non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l'obiezione di coscienza».

«Il ministero della Salute - aggiunge don Arice commentando la decisione assunta al San Camillo di Roma - ha fatto recentemente un'indagine appurando che il numero di medici non obiettori risulta sufficiente per coprire ampiamente la domanda» di interruzioni volontarie di gravidanza. «Tutto questo - commenta il direttore dell'ufficio della Pastorale sanitaria della Cei - fa molto dubitare sulla bontà di questo provvedimento». E il fatto che questa decisione possa essere un'apripista per altre strutture sanitarie «è un timore - sottolinea don Arice -. Ma io spero che i medici dicano con coscienza e con autorevolezza la loro opinione, perché sono loro i primi ad esser colpiti da questa decisione».

Fa eco a don Arice il prof. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dei Medici Cattolici:
«In un panorama sanitario nazionale che va sempre più in frantumi, nella regione Lazio si indicono concorsi e si stipulano contratti a tempo indeterminato per il ruolo sanitario, ponendo tra i requisiti concorsuali la clausola "non obiettori", distintivo discriminatorio aggiuntivo assolutamente inaccettabile».

«Un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità», ha detto invece il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, in un'intervista a Tv2000. «L'obiezione di coscienza - ha detto - è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere un requisito la rinuncia a questo diritto per partecipare a concorsi pubblici».


Secondo Mirabelli, infatti, «non si può discriminare tra chi esercita questo diritto e chi non lo fa». Un bando di concorso, ha aggiunto, «non mi pare che possa vincolare la persona: la libertà di coscienza è inalienabile e può essere esercitata in qualsiasi momento, anche successivamente alla nomina. Questo - ha concluso - elimina anche il rilievo che un requisito di questo tipo possa essere richiesto e imposto al momento dell'assunzione».

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