Perché la demenza per le donne
è tra le prime 10 cause di morte

Perché la demenza per le donne è tra le prime 10 cause di morte
Mercoledì 8 Marzo 2017, 15:35
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Oggi, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, la Federazione Alzheimer Italia - la maggiore non profit nazionale dedicata al supporto di malati e famiglie, e referente per l’Italia di Alzheimer’s Disease International (ADI) - presenta il rapporto “Donne e demenza: una sfida globale”, redatto dal Global Alzheimer’s and Dementia Action Alliance (GADAA, un network di organizzazioni internazionali della società civile create e coordinate da Alzheimer’s Society, ADI, Age International e Dementia Alliance International). «Per perseguire il nostro obiettivo primario di migliorare sempre di più la qualità di vita di malati e familiari, è necessario considerare l’impatto che la Demenza ha sulle donne», commenta Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. «Le donne sono coinvolte nella Demenza come persone che maggiormente ne vengono colpite, come familiari che assistono il proprio caro, come badanti per il supporto in casa dei malati. E garantiscono un’assistenza al domicilio che in Italia, ma anche in tutto il mondo, è sottostimata. La prevalenza, il peso dell’assistenza, lo stigma e la gravità della malattia colpiscono sproporzionatamente le donne: la demenza è una questione delle donne che non si può più ignorare».
 
Lo studio di GADAA riferisce infatti che, da un lato, le donne hanno una maggiore probabilità rispetto agli uomini di essere colpite dalla malattia: la demenza viene considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le prime dieci cause di mortalità per le donne nel mondo. Dall’altro, le donne costituiscono la maggioranza dei caregiver coinvolti nella cura: nel mondo sono donne due terzi dei caregiver, dato che aumenta a più del 70% nei Paesi a basso e medio reddito.

Questi numeri sono ancora più gravi se si leggono guardando ai dati globali della Demenza: nel mondo sono 47,5 milioni le persone colpite, con una persona che sviluppa la Demenza ogni 3 secondi. In Italia si stima che la demenza colpisca 1.241.000 persone. Anche lo stigma che circonda la Demenza esiste universalmente, e il rapporto di GADAA evidenza in particolare come le donne malate debbano affrontano il cosiddetto “triplo rischio”: si sentono infatti discriminate a causa del genere, dell’età, della condizione medica.
 
È necessario quindi sviluppare nuove e ulteriori ricerche relative al tema della Demenza correlata alle donne, in particolare focalizzandosi su quei fattori che contribuiscono a sviluppare resilienza, adeguarsi al contesto e affrontare il lungo periodo della malattia. Anche perché - rileva ancora il rapporto di GADAA - le donne hanno anche meno tempo per dedicarsi alla propria cura, poiché risentono della pressione quotidiana di altre attività (che riguardano la gestione della famiglia e la cura della casa, e che si aggiungono alla quotidiana attività lavorativa e all’eventuale assistenza di un malato in casa).
 
In merito alla mancanza di ricerche e soluzioni basate sul genere, Marc Wortmann, Direttore Esecutivo di ADI commenta: «Le risposte che considerano il ruolo del genere arrivano soprattutto dalle strategie nazionali di lotta alla Demenza sviluppata dalle organizzazioni non governative. L’assenza di chiare prospettive di genere sottolinea l’importanza vitale che le ONG che si focalizzano sulle donne collaborino con specialisti della Demenza e governi per integrare la parità di genere nelle future azioni».
 
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