Il medico: «Cellulari-cancro, ecco
i suggerimenti per tutelare la salute»

Il medico: «Cellulari-cancro, ecco i suggerimenti per tutelare la salute»
di ​Ettore Mautone
Venerdì 21 Aprile 2017, 08:53 - Ultimo agg. 22 Aprile, 10:34
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Onde radio e malattie, campi elettromagnetici e interferenze con il benessere degli individui, utilizzo del telefono cellulare pregiudizio per la salute: a oltre 40 anni di distanza dall'uso pionieristico prima e poi sempre più diffuso, oggi massivo, degli smartphone e dei collegamenti wi-fi negli ambienti di vita e di lavoro, non esiste alcuna prova di un rapporto certo, di causa ed effetto, per malattie degenerative. «Un'influenza negativa delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute (a differenza dei raggi X sicuramente nocivi ndr) è oggi solo ipotizzata in letteratura, sulla base di un aumentato rischio probabilistico di sviluppare neoplasie a carico del sistema nervoso centrale o del nervo acustico (neurinomi) che restano comunque evenienze rare». A parlare è Umberto Carbone, professore ordinario di Scienze tecniche e mediche applicate per la prevenzione, dell'Università Federico II.

Ha saputo delle recente sentenza del tribunale di Ivrea? 
«Sì, ho letto la notizia tra le news in evidenza di varie testate». 
Cosa ne pensa? 
«I rischi di sviluppare un tumore a carico del nervo acustico sono un'evenienza remota ma possibile. Studi, non univoci né conclusivi, condotti su base statistica, indicano però un possibile maggiore rischio di malattia solo per un uso intensivo per lunga durata e alta intensità dei terminali radio». 
I telefonini sono parte della nostra vita, cosa bisogna fare?
«Nessun allarmismo, i rischi restano assolutamente remoti, ma vale il principio di precauzione»
Quali sono questi effetti?
«Quelli maggiormente segnalati sono mal di testa, malessere, senso di calore alla testa e in alcuni casi il sospetto di rare induzioni neoplastiche a carico del sistema nervoso centrale e neurinomi del nervo acustico o di alcuni linfomi».
Che tipo di studi sono stati condotti? 
«Ricerche che fanno capo soprattutto alla comunità scientifica del nord Europa dove esistono norme molto rigide. Insomma non c'è nessuna certezza sul rapporto causa-effetto».
Cosa si intende per utilizzo intensivo? 
«Diverse ore al giorno e soprattutto senza interruzione. Se una telefonata dura un'ora con la fidanzata non succede nulla. Se però tutti i giorni ho l'abitudine di trascorrere ore e ore al telefono cellulare senza utilizzare le cuffie e senza interruzione il rischio, sebbene remoto, aumenta».
Il modello di palmare utilizzato influisce? 
«Certo, i telefoni portatili dei primi anni '70 erano delle stazioni radio. Con l'affinamento delle tecnologie il rischio è stato progressivamente ridotto. L'energia emessa dagli attuali modelli è decine di volte inferiore. L'innovazione maggiore c'è stata con l'eliminazione dell'antenna esterna che rappresentava un fattore di moltiplicazione. Però analogamente l'intensità di utilizzo è cresciuta a dismisura. Oggi comunque il telefonino viene considerato meno rischioso di altre abitudini sbagliate come avere la radiosveglia sul comodino».
A cosa si riferisce esattamente? 
«La comune radiosveglia a display crea un costante collegamento radio tra la sorgente emittente, ossia la radio, e il dispositivo digitale di allerta. E' come se facessimo una telefonata lunga tutta la notte senza interruzioni. I campi elettromagnetici non fanno bene al sonno».
E allora che fare? 
«Meglio tornare alle vecchie sveglie meccaniche o comunque senza radio».
Ma anche il telefonino ai lati del letto è da evitare? 
«E da sconsigliare. Tra l'altro spesso viene tenuto ancora più vicino da giovani e adolescenti, addirittura sotto il cuscino. Un comportamento errato ancor di più se è programmata una sveglia che comporta un loop del segnale alla ricerca di un orario preciso. La camera da letto dovrebbe essere priva di terminali radio. E anche la Tv durante il sonno completamente spenta».
E le reti wi-fi? 
«Vale sempre lo stesso discorso, dipende dall'intensità di campo e dalla distanza. Se i ripetitori sono a norma e il segnale emesso al di sotto dei valori di potenza considerati a rischio nessun problema. Se amplifichiamo il segnale a dismisura ad un certo punto diventiamo noi stessi i ricettori di questa radiazione. Vale bene la regola di spegnere il wi-fi almeno la notte».
Torniamo ai telefonini, quali consigli per un utilizzo appropriato? 
«E' meglio evitare lunghe conversazioni e con orecchio avvicinato al terminale, preferendo invece il vivavoce e l'uso cuffie, oppure allontanare di qualche centimetro l'apparecchio dall'orecchio mentre si parla. I telefoni inoltre non dovrebbero essere collocati nella tasca della giacca o dei pantaloni ma nelle borse. Si tratta di prudenze generiche per evitare interferenze con l'orecchio, il cervello, la ghiandola mammaria e gli organi riproduttivi».
E in auto? 
«Sono sconsigliate conversazioni prolungate e i finestrini chiusi. L'auto crea un'amplificazione dell'intensità di campo». 
E con tablet e computer come dobbiamo regolarci? 
«Per queste come per altre apparecchiature collegate a una rete radio valgono le stesse regole. Ridurre l'uso prolungato e intensivo a contatto con il corpo». 
Qual è la distanza giusta? 
«Bastano 70 centimetri. Una distanza che però per questioni di vista o di postura non è quasi mai rispettata».
E i videoterminali dei computer? 
«Quelli di ultima generazione non emettono quasi più i raggi X. Non ci sono dati univoci sulla nocività ormai quasi trascurabile».
Chi lavora ad un videoterminale trascorre quasi tutto il tempo al pc.
«Si può ovviare con delle pause e un periodico ricambio dell'aria che diluisce le emissioni nocive».
Infine antenne e ripetitori: sono pericolosi? 
«Per questi esistono norme precise: le più recenti sono quelle del 2003 che stabiliscono quali sono i valori massimi in potenza, misurati in termini di volt per metro e di densità di potenza e campo magnetico. In linea di massima i ripetitori rispettano queste norme di sicurezza».
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