Baby mamme, record a Napoli: «Senza assistenza da sei anni»

Baby mamme, record a Napoli: «Senza assistenza da sei anni»
di Maria Pirro
Giovedì 11 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 18:42
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«L'ultima mamma bambina di questa scuola, l'istituto Levi-Alpi di Scampia, ha sedici anni e due figli, e ha abbandonato gli studi. Un'altra ex allieva in queste settimane ha iniziato, invece, a portare il suo bimbo al nido e lei stessa ha ripreso le lezioni, lo scorso inverno nelle classi serali, per conseguire la licenza media. Ma le ragazze madri tante, troppe volte sono lasciate sole». La preside Rosalba Rotondo racconta dall'interno il dramma ignorato, al centro della campagna Indifesa di Terre des Hommes che si focalizza sull'importanza dell'istruzione «per proteggere le minorenni da alcune delle più frequenti violazioni dei loro diritti come i matrimoni e le gravidanze precoci». Sono 1539 i bebè in Italia avuti da adolescenti, lo 0,33 per cento dei nati nel 2016, la maggioranza italiane (1.226) e, più della metà, 17enni (984); mentre sono 500 i figli delle 16enni, 44 delle 15enni e undici registrati da partorienti under 15.
 
La Sicilia è la regione con il più alto numero di casi (377), seguita da Campania (277), Lombardia (162) e Lazio (92). «E le teenager - è sottolineato nel dossier - spesso finiscono per abbandonare la scuola e quindi l'idea di un futuro legato a un lavoro professionale altamente qualificato». Lo fanno ripetendo, più spesso, schemi familiari. «I figli di mamme bambine hanno nonne bambine», interviene Giuseppe Cirillo, già direttore del Centro interistituzionale della Asl e del Comune di Napoli che ha elaborato un'indagine-pilota sul fenomeno nel 2008. «Il numero di situazioni problematiche in città è superiore anche alla media regionale», avverte. E sono enormi le differenze tra famiglie colte e no, tra quartieri, degradati e bene, centro e periferie.

A giudicare dai dati del monitoraggio, l'unico disponibile, si osserva che è il record di gravidanze tra le ragazze fino ai 20 anni di età, senza occupazione e formazione adeguata, che abitano a San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli. Lì si concentra il 25,3 per cento delle gravidanze precoci censite. Una su quattro. Con il 14,9 per cento di casi, un'alta incidenza poi si segnala a Montecalvario, San Giuseppe, Pendino, Porto, Mercato, Avvocata. E a Scampia, Secondigliano e San Pietro a Patierno (il 14,9 per cento). All'opposto a Chiaia, San Ferdinando e Arenella il totale scende al 2,3. E nemmeno una gravidanza è segnalata tra le minorenni che vivono al Vomero e Posillipo.

D'altra parte, è preoccupante anche il numero di minorenni che in città ricorrono all'aborto, il 3,3 per cento delle pazienti anziché lo 0,2 certificato, ad esempio, nella zona vesuviana e in penisola sorrentina. E un recente studio, pubblicato dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e curato da Angela Spinelli, spiega tutto ciò attraverso le risposte a un questionario segnate da 570 studenti di 18 istituti partenopei. «Emerge un quadro inquietante, di una comunità fragile abbandonata a sé stessa», stigmatizza Rosetta Papa, ginecologa e direttrice dell'unità Salute donna all'Asl di Napoli, che descrive «il livello significativo di ignoranza riscontrato sia della efficacia dei metodi contraccettivi, sia del rischio legato alle malattie a trasmissione sessuale. E questo, nonostante il 38 per cento dei maschi e il 18 per cento delle femmine del campione dichiari di avere avuto rapporti completi». Oltre alla disinformazione in materia, aggiunge Cirillo, tra le mamme bambine «incidono gli stupri o la volontà inconscia di avere quella famiglia che non hanno mai avuto».

Dice la preside Rotondo: «A Scampia i figli sono considerati una forma di investimento affettivo, proprio perché si è avuto percorso deviato o difficile, senza riuscire a proseguire negli studi. Campagne di sensibilizzazione sono decisive, ma devono essere finalizzate a cambiare la qualità della vita nel quartiere perché le ragazzine possano sviluppare i loro talenti e non pensare che l'unica forma di affermazione possibile sia diventare madri prima del tempo. Occorre creare cooperative ed educazione al lavoro, promuovere percorsi mirati. La scuola è un riferimento ma non può farcela senza il sostegno delle istituzioni e delle associazioni». Un altro luogo, quello dei consultori familiari, può ritornare centrale per affrontare paure e desideri. «Ma dallo studio dell'Iss risulta che solo il 2 per cento dei giovani intervistati, sia maschi che femmine, c'è stato almeno una volta. Bisogna ripartire da qui», propone Papa. A Napoli il progetto di adozione sociale, dedicato alle ragazze madri e avviato dopo l'indagine-pilota, tuttavia, è sospeso. «Dal 2012 non c'è più un programma generale di intervento», allarga le braccia Cirillo. «Eppure, l'attività ha dimostrato, tra l'altro, che è possibile ridurre drasticamente i casi di abbandono dopo il parto e ottenere un calo veloce dei casi di maltrattamento».
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