Babbo Natale, la vera storia
che aiuta i bimbi a crescere

Babbo Natale, così aiuta i bimbi a crescere

Babbo Natale, la vera storia che aiuta i bimbi a crescere
di Maria Pirro
Sabato 18 Dicembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 19 Dicembre, 09:12
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Simbolo di festa o bugia in grado di inclinare il rapporto di fiducia tra genitori e figli? La psicologa Federica Realfonzo non ha dubbi: far credere ai bambini che esiste Babbo Natale non compromette la relazione, anzi.  «Santa Claus è portatore di un messaggio positivo, spinge all’unione e a comportarsi bene per trovare i pacchetti sotto l’albero. E aiuta i più piccoli a sviluppare l’immaginazione». Tant’è che c’è chi giura persino di averlo visto nella notte delle mille emozioni, tra il salone e la cucina, vicino alle luci, alle letterine e al vassoio di biscotti lasciato per lui. «Così i bimbi imparano a utilizzare un linguaggio fantastico, fondamentale sotto il profilo cognitivo ed emotivo». Dai 7-8 anni i bambini iniziano ad avere, invece, un pensiero critico, a porre domande e a fare associazioni con la grafia dei biglietti di auguri, fino a rendersi conto che i genitori raccontano anche storie».

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La professionista al lavoro all’ospedale pediatrico Santobono le chiama «bugie bianche». «Perché non servono a nascondere oppure a omettere qualcosa, ma hanno l’intento di rendere questo momento dell’anno più adatto ai bambini».

Crescendo, i ragazzini creano una versione dei fatti diversa da quella di mamma e papà. «Ma, a volte, non dicono chi aver capito chi è Babbo Natale, fingono perché temono di non ricevere più regali», sorride Realfonzo, che in questi casi suggerisce di rappresentare in altre forme lo spirito della vigilia. «Magari affermando che Babbo Natale ha passato il testimone agli stessi genitori».

La psicologa dell’età evolutiva, che è anche psicoterapeuta familiare, invita a parlare di tutto con i bambini. Di Santa Claus, di sentimenti. «Con semplicità e intelligenza si possono e devono affrontare anche temi difficili come un lutto o la diagnosi di una malattia». È necessario farlo prima che il bimbo lo scopra da solo, per altre vie, e viva il silenzio come un tradimento. «Se reagisce male o è arrabbiato», avvisa Realfonzo, «la famiglia ha anche il compito di contenere la tristezza».

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