Zes, l'ultima occasione per un colpo di reni

di Nando Santonastaso
Lunedì 17 Settembre 2018, 08:00
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Per capire quanto incide una Zona economica speciale sulle fortune di uno Stato o semplicemente di una regione basta ricordare il caso della Polonia. 

Istituite ben prima che il Paese venisse accolto nell'Unione europea, le 14 Zes hanno garantito uno sviluppo robusto e soprattutto duraturo che ha permesso al governo di Varsavia, bypassando almeno all'inizio i rigidi criteri della concorrenza, di diventare una delle realtà più forti sul piano economico della Comunità. Al punto che la Polonia è stata l'unica nazione Ue ad avere mantenuto il Pil positivo durante tutti gli anni della recente crisi economica, e di creare più di 180mila nuovi posti di lavoro con oltre 20 miliardi di investimenti. Avere una Zes in casa come potrebbe capitare in tempi brevissimi alla Campania, specie se arriverà oltre alle nomine annunciate dal vice premier Di Maio anche il necessario decreto di semplificazione burocratica, vuol dire esattamente questo. Cioè, per essere ancora più chiari, far diventare una risorsa a tutti gli effetti quel sistema portuale che in teoria dovrebbe essere già adesso una fonte certa di sviluppo della Campania ma che in realtà è ancora molto lontano da uno standard di crescita accettabile. Avere una Zes, e non si può non sottolineare il ruolo decisivo svolto dall'attuale giunta regionale e in particolare dall'ex assessore Amedeo Lepore, con la collaborazione dell'ex ministro per il Mezzogiorno De Vincenti, significa creare un sistema nel quale non ci sono solo vantaggiosi incentivi per chi vuole investire sul territorio ma una vera e propria visione dello sviluppo. Perché significa mettere in rete tutti i territori che hanno un minimo di interazione commerciale o industriale con i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia; ridurre i tempi per l'arrivo e la spedizione delle merci, accrescendo la competitività della logistica locale nei confronti dei concorrenti nazionali e soprattutto europei; aumentare l'attrattivita' delle imprese e dei sistemi di trasporto meridionali in chiave mediterranea, considerata ormai da tempo la nuova dimensione internazionale dei traffici commerciali. In una parola sburocratizzare: cioè garantire un sistema di semplificazioni normative per chi vuole investire in Campania profondamente snello e dunque molto più efficace di quanto accade oggi.

La Zes, in altre parole, è la chiave per aprire al futuro un'economia non solo marittima ma anche retroportuale che ancora non riesce a sfruttare in pieno gli scali portuali ma che ora sembra in grado di compiere un decisivo salto di qualità. La Zes, insomma, diventerà un formidabile acceleratore di processi che forse si fa fatica adesso a vedere ma che, come conferma il successo che queste aree hanno incontrato in quasi tutto il mondo, Cina compresa, sembrano avere il vento in poppa. Sempre a patto però che a questa potente leva corrisponda una governance compatta e coesa, l'esatto contrario per capirci di quella andata in scena a proposito di Bagnoli. Sarà una sensazione ma almeno in teoria la Zes campana sembra già molto più concreta e produttiva dei sogni e delle speranze che da trent'anni accompagnano il dibattito sul recupero della grande area dell'ex Italsider.
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