Zaia scrive ai meridionali: l'autonomia fa bene a tutti

Zaia scrive ai meridionali: l'autonomia fa bene a tutti
di Marco Esposito
Venerdì 18 Gennaio 2019, 09:45
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L'autonomia del Veneto, insieme a quella della Lombardia e dell'Emilia Romagna, cambia il volto dell'intera Italia. E quindi tutti hanno diritto a discuterne mentre il Sud è rimasto finora ai margini. Di questa ovvietà si è accorto il governatore del Veneto Luca Zaia che ieri ha preso carta e penna - cioè Facebook e tastiera - per scrivere un'accorata lettera «ai cittadini meridionali» definiti come «l'eroica gente del nostro Sud» la quale «non ha mai avuto diritto di parola». Un cambio di toni, almeno, rispetto al collega governatore della Lombardia Attilio Fontana che nei giorni scorsi aveva bollato come «cialtroni» gli oppositori dell'autonomia. Secondo Zaia, l'autonomia farà bene a tutti: «Suggerisco ai cittadini del Sud - scrive il governatore veneto - di osservare bene la realtà dei fatti. La verità è che l'autonomia fa paura a molti amministratori del Sud, perché essa è una vera assunzione di responsabilità».
Ad avviso di Zaia «chi racconta nelle istituzioni, nelle piazze, in Parlamento, che l'autonomia è un baratro per il Mezzogiorno, dice qualcosa di contrario alla Costituzione vigente. Quei parlamentari e amministratori del Sud che si dicono fieramente contro l'autonomia, per coerenza dovrebbero chiarire qual è la loro idea di Costituzione e perché non si stanno attrezzando a scrivere nero su bianco una proposta di modifica della Carta costituzionale. È l'unica strada possibile e percorribile. E, magari, scopriremmo che questa modifica pretende a chiare lettere il ritorno allo stato centrale. Quel centralismo che, non mi stanco di ripetere, è centrifugo e quindi disgrega le nazioni, mentre il federalismo è centripeto, le unisce».

 

Nel lungo post, Zaia non sfiora neppure una delle critiche arrivate dal Mezzogiorno e che ieri sono state riassunte in Senato in un confronto organizzato da Saverio De Bonis (ex M5s) con lo scrittore Pino Aprile, il costituzionalista Alberto Lucarelli e gli economisti Adriano Giannola e Gianfranco Viesti. In particolare Viesti, già promotore dell'appello «No alla secessione dei ricchi», lunedì 21 pubblicherà per Laterza un pamphlet che sarà diffuso gratuitamente online per spiegare perché l'autonomia non sia un male in sé (per Viesti anzi il decentramento è «un'ottima cosa») ma sia un pericolo per come la proposta è stata costruita, soprattutto dal Veneto. Una richiesta che, secondo Lucarelli, è «un'attuazione incostituzionale della Costituzione». Sembra uno scioglilingua ma il senso è chiaro: l'autonomia differenziata è nella Costituzione, ma essa non può mai violare i diritti fondamentali di uguaglianza sostanziale. Invece la richiesta di competenze ulteriori per istruzione o sanità porta in sé una differenziazione del livello dei diritti, a meno che lo Stato non definisca con esattezza i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sull'intero territorio nazionale. Missione che dal 2001 lo Stato non ha mai effettuato. Quindi i costituzionalisti del Sud chiedono di applicare e non di modificare la Carta. Giannola, presidente della Svimez, ha sottolineato come dalla lettura del contratto di governo l'unica azione etichettata come «prioritaria» sia la maggiore autonomia.

Il nodo chiave, com'è noto, sono le risorse. Zaia tace sul tema. Da un po' di tempo però non ripete lo slogan dei «nove decimi» di imposte che andrebbero trattenute dal Veneto, attirandosi sul punto le critiche degli estremisti del suo fronte. La formula ipotizzata da Zaia considera come «venete» non solo le imposte che direttamente applica la Regione (e che ovviamente vanno utilizzate entro i confini della regione stessa) ma anche quelle statali come l'Iva o l'Irpef in base alla residenza dei percettori di reddito.

VIA MONTENAPOLEONE
Però tale ragionamento - cioè fingere che le imposte nazionali siano locali e quindi da spendere in un determinato territorio - porta come conseguenza, ha detto Viesti per paradosso, che Milano potrebbe chiedere con un referendum che le tasse dei residenti a Milano siano spese all'interno del confine comunale o che gli abitanti di via Montenapoleone non vogliano che le imposte siano sprecate per scuola o sanità anche a Quarto Oggiaro. «I diritti - dice Viesti - in pratica sarebbero legati non all'essere cittadini italiani e neppure alla ricchezza, ma semplicemente alla residenza. Cambia l'uguaglianza dei cittadini nel nostro paese. È un tema politico rilevantissimo. Conta dove essi vivono. Se vado a scuola nel centro di Milano ho diritto a più istruzione rispetto a una borgata di Roma». I dati, peraltro, già oggi nonostante quel che ritiene Zaia, mostrano che è favorito chi vive nelle aree più ricche, altrimenti non sarebbe necessaria una legge per imporre la quota del 34% di investimenti al Sud. Per l'esattezza, la spesa pubblica procapite è di 15mila euro al Centronord e 12mila euro al Sud. Se l'importo fosse pari, l'autonomia metterebbe davvero in mostra chi è capace e chi no.
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