Poi arriva l'attacco all'alleato: «È una sentenza e va rispettata». Risposta che vorrebbe mettere un argine a chi in queste ore nella Lega sta gridando al complotto politico-giudiziario ordito dalla Cassazione.
«Ricordo che con la Lega abbiamo stipulato un contratto di governo - ha aggiunto Di Maio - che prevede di fare insieme delle norme anticorruzione».
La linea è quella del silenzio. Bocche cucite, nel M5S, all'indomani della sentenza della Cassazione che ordina il sequestro di qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega fino a raggiungere 49 milioni di euro. Ma l'imbarazzo, nel Movimento, è palpabile. «Non fossimo al governo - ragiona un senatore - ai leghisti saremmo andati a fargli le pulci sotto casa. E invece...». Invece si vola basso, lontani i tempi in cui un'inchiesta giudiziaria univa i grillini al grido di 'onestà onestà'. Ora si guarda all'alleato di governo e qualcuno, tra i sottosegretari M5S, si limita a sentenziare: «fatti loro, tanto di questa vicenda sapevamo tutto da tempo».
Ma sulla bacheca Facebook di Di Maio non manca chi chiede lumi e sottolinea l'insolito silenzio dei 5 Stelle. Giovanni cita una dichiarazione dello stesso Di Maio riportandone anche la data, settembre 2017: «La Lega Nord che parlava di Roma ladrona deve decine di milioni di euro ai cittadini italiani e urla al complotto. Abbiano almeno la decenza di restituire i soldi». «Ma neanche due parole sui 49 milioni della Lega? - chiede Fabio - Nessuna richiesta di dimissioni? Fischiettiamo allegramente? E l'honestàààà? Brutta cosa la cialtroneria...».
«Giggì, ma de sti 49 milioni di euro che la Lega deve restituire non dici niente? Ma come, ad esempio a Marino l'hai messo in croce per due scontrini, e all'amichetto tuo Salvini niente?», rincara la dose Stefano.
Mentre un altro utente, Federico, ironizza: «AAA. Cercasi grillino indignato per i 49 milioni rubati dalla Lega. No perditempo». Il Pd intanto non manca di rimarcare il 'doppio binariò dei grillini: il richiamo all'onestà, sottolinea Matteo Renzi, «sembra venire meno». E il reggente Maurizio Martina definisce «assordante» il silenzio del movimento. I dem chiedono che sulla vicenda riferisca in aula il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.