Roma, Romeo sul legame con Raggi:
«Le polizze? Volevo bene a Virginia»

Roma, Romeo sul legame con Raggi: «Le polizze? Volevo bene a Virginia»
Venerdì 10 Febbraio 2017, 09:07 - Ultimo agg. 10:09
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Interrogatorio Romeo, nel legame con il sindaco il dolo e l'abuso
Valentina Errante Sara Menafra ROMA «Le volevo bene e la stimavo», così davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Francesco dall'Olio, Salvatore Romeo ha spiegato il suo legame con Virginia Raggi. Tanto forte da averlo spinto a intestarle quelle due polizze vita, finite al centro dell'interrogatorio. Affetto e stima ricambiati, al punto che la sindaca, appena insediata, ha sfidato tutti, dall'Avvocatura comunale all'allora capo di Gabinetto che le profilavano un abuso d'ufficio, nominando Romeo a capo della sua segreteria e ufficializzando nella delibera anche una delega alle partecipate. Un assessore ombra, secondo Carla Raineri, l'ex capo di Gabinetto che, dopo essersi opposta i tutti modi si rifiutò di vistare quell'incarico e poco dopo fu costretta alle dimissioni. Una decisione sulla quale Virginia Raggi non volle fare un passo indietro neppure dopo le puntualizzazioni dell'Anticorruzione. Il dolo nell'abuso d'ufficio sta tutto in quel rapporto personale e nello scambio di favori che mette nei guai la sindaca. La delibera arriva in giunta il 9 agosto, inserita in un atto che comprendeva anche altre nomine. Non c'è il visto del capo di Gabinetto, né del capo del personale, Laura Benenti, detestata da Marra e Romeo e alla fine sostituita dallo stesso Marra era in ferie. L'atto, che non riportava non riportava il compenso per Romeo (passava da uno stipendio di 39mila euro a 110mila), aveva solo il visto di Gianluca Viggiano, vice del Personale. La prima a rendersi conto di quello che sta accadendo è il magistrato Carla Raineri, il capo di Gabinetto: «Illustrai al sindaco - ha scritto nell'esposto presentato in procura - che doveva ritenersi impossibile per un dipendente, assunto a tempo indeterminato, ricorrere all'istituto dell'aspettativa per poi essere assunto dal medesimo ente con contratto a tempo determinato e la invitai a revocare la delibera. Rappresentai anche che siffatto comportamento avrebbe potuto configurare un'ipotesi di abuso d'uffici, laddove un siffatto meccanismo fosse stato posto in essere allo scopo di attribuire al dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile». Romeo invece non viene revocato: «La sindaca non volle sentire ragioni», puntualizza Raineri. Davanti alle obiezioni chiede un parere orale al capo dell'Avvocatura, ma anche Rodolfo Murra la pensa allo stesso modo, convocato in procura il legale, poi declassato, ha confermato le pressioni pesantissime. La Raggi si rivolge quindi a uno studio esterno. L'avvocatessa, che trova un precedente simile al Comune di Firenze e uno a Roma, diventerà poco dopo una consulente del sindaco. Marcello Berdini invia una lettera a sindaco e agli assessori per revocare il suo voto agli incarichi, ma nulla accade. Quando la Raineri si dimette, protocolla il parere di un docente di Diritto amministrativo, che boccia la nomina di Romeo. È a quel punto che la Raggi si rivolge all'Anac che si esprime negli stessi termini: il Campidoglio deve dotarsi di un regolamento che preveda questo tipo di assunzioni, di fatto non sono contemplate.

Cantone, punta sulla ragionevolezza dello stipendio dei consulenti. Raggi conferma l'incarico, diminuisce gli emolumenti per Romeo, anziché il triplo, decide di dargli solo il doppio della vecchia busta paga. 

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