Carceri, pronti i decreti attuativi: via alle misure anti-affollamento

Carceri, pronti i decreti attuativi: via alle misure anti-affollamento
di Francesco Lo Dico
Sabato 17 Febbraio 2018, 10:08 - Ultimo agg. 14:03
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Tutti la davano ormai per spacciata, ma la riforma delle carceri alla fine si farà. Nonostante la campagna elettorale. «I decreti attuativi saranno all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 22 febbraio», ha annunciato Paolo Gentiloni.

Nata in risposta alle condizioni «inumane e degradanti» delle nostre carceri sovraffollate sanzionate dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo, prontamente denunciate da Giorgio Napolitano nel messaggio alle Camere del 2013, la legge delega era stata approvata dal Parlamento a giugno del 2017. Ma rischiava di restare monca, a causa del profondo ritardo registrato nell'emanazione degli ultimi decreti attuativi, che ne costituiscono la parte più consistente: giustizia riparativa, giustizia minorile, affettività e lavoro. Ma che cosa prevede la riforma? L'obiettivo di fondo della legge 103 è sostanzialmente uno: riuscire finalmente a intaccare il sovraffollamento dei nostri istituti di pena, che oggi affastellano 58.115 detenuti in spazi angusti adatti a ospitarne appena 50mila. Sarà pertanto ampliata la platea della popolazione carceraria che potrà ottenere i benefici di legge, come la messa alla prova e il lavoro esterno. Nel concreto, la riforma pone le basi per semplificare le procedure davanti al magistrato di sorveglianza, e rendere così più facile e frequente il ricorso alle misure alternative che andranno a valorizzare sia il lavoro all'interno del carcere sia quello all'esterno, con particolare riferimento al volontariato.
 
Occorre tuttavia precisare, a scanso di facili speculazioni, che da questo tipo di benefici saranno esclusi i detenuti condannati all'ergastolo per mafia e terrorismo e quelli che sono comunque giudicati particolarmente pericolosi. Maggiori possibilità di espiare la condanna all'esterno, ma anche maggiori tutele per chi resta tra le sbarre. La riforma dell'ordinamento penitenziario apre ai detenuti la possibilità di avere colloqui con i familiari anche via Skype (misura particolarmente rilevante per gli stranieri) e di estendere l'assistenza sanitaria, anche all'interno delle carceri. Contestato da talune forze politiche, il diritto alla sessualità ci sarà ma resterà per molti soltanto sulla carta: sono poche le carceri italiane che hanno ambienti adatti ad accogliere il principio. Ma la riforma concentra i suoi sforzi anche sui 19.818 detenuti stranieri oggi presenti nelle nostre carceri, per i quali sono previsti più corsi d'italiano, mediatori culturali e spazi per la preghiera. Non ci saranno tuttavia con ogni probabilità negli istituti di pena, i ministri e le guide di culto di tutte le confessioni per ragioni di costi. La legge 103 non dimentica infine le donne, e in particolare le detenute madri: a oggi sono ben sessantadue quelle che scontano la pena in cella insieme ai loro piccoli al seguito. Grazie alla riforma, molte di loro potranno scontare la pena ai domiciliari se incinte, o se madri di minori di dieci anni.
 
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