Ma «resta l'amaro in bocca per alcune confitte molto dure, da Novara a Trieste». Il segno dei ballottaggi si vede tutto nella decisione di Renzi di anticipare la Direzione del partito al 24. Si tratta della Direzione del «lanciafiamme», quella in cui Renzi aveva già promesso di 'terremotarè il Pd specie livello locale e al Sud. Per allora, a questo punto, tutto è possibile. Sicuramente ci sarà una nuova segreteria, più complicato dire cosa sarà del 'timonè del Pd e dei due vice segretari. (Segue) preoccupazione per referendum e 'santa alleanzà Ma il punto resta la valutazione politica dei ballottaggi. «Si tratta di un voto amministrativo», sottolinea in TV il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. E la linea del Nazareno resta la stessa: non c'è alcun coinvolgimento del governo in questo voto. «Alle amministrative si vince e si perde, è la democrazia bellezza», minimizza via Twitter il senatore Andrea Marcucci. È però la stessa nota del Pd a parlare di un dato nazionale «frastagliato» e «molto articolato» e ad ammettere che il voto contiene «alcune indicazioni nazionali». «Vinciamo in maniera netta contro la destra, ma paghiamo dazio contro i 5 stelle perché la destra li vota», spiega il vice segretario Lorenzo Guerini tratteggiando in qualche modo lo spettro della Santa alleanza contro Renzi che potrebbe trasformarsi in un incubo per il premier/segretario al referendum istituzionale. Ed è quella la principale preoccupazione di Renzi in queste ore, il referendum.
Perché per adesso, a caldo, ancora non trapela alcun pentimento del Nazareno sull'Italicum, che in molto vedono uscire con le ossa rotte da questo voto.
A partire dalla minoranza Pd pronta a battere sul tasto. Del resto l'interpretazione di Renzi è sempre stata quella che il primo 'competitor' resta sempre il centrodestra e contro i candidati «delle destre» il Pd ai ballottaggi ha fatto segnare «una vittoria chiara e forte», come spiega la nota dem. Il punto, però, è che contro il M5S il bilancio è stato una «sconfitta netta e senza attenuanti».