Referendum, il quesito va al Tar. Il Colle: c'è l'ok della Cassazione

Referendum, il quesito va al Tar. Il Colle: c'è l'ok della Cassazione
di Paolo Mainiero
Giovedì 6 Ottobre 2016, 10:22 - Ultimo agg. 10:23
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Lo scontro sul referendum sale di livello, arriva nelle aule dei tribunali e tocca il Quirinale. A scatenare l'ultimo caso è un ricorso al Tar di M5s e Sinistra italiana contro il testo del quesito referendario. Sulla scheda non sarebbero specificati quali articoli della Costituzione sono interessati dalla riforma, sostengono i ricorrenti. Riportando, invece, il titolo del ddl Boschi il testo, a detta di Vito Crimi (M5s) e Loredana De Pretis (Si), indicherebbe una «presunta finalità della legge che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate» e sarebbe incompleto e fuorviante, con il risultato di favorire il governo. «Un quesito truffa», lo definisce il senatore Crimi, «una propaganda ingannevole, l'ennesima trovata di Renzi per prendere in giro gli italiani». I ricorrenti, si legge in una nota, lamentano che «il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall'art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione degli articoli revisionati e di ciò che essi concernono». In sintesi: sulla scheda, stando a quanto sostengono M5s e Si nel ricorso, non dovrebbe essere riportato il titolo del disegno di legge ma dovrebbero essere riportati i singoli articoli modificati.

Grillini e Sinistra italiana tirano quindi in ballo il Quirinale. E la risposta del Colle non si fa attendere. Poco dopo le 15, in relazione a quanto affermato dai ricorrenti in una nota «in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario», ambienti del Quirinale precisano che «il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall'articolo 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento». Tecnicismi a parte, la polemica politica divampa e da Treviso interviene anche Matteo Renzi. «Il quesito - spiega il presidente del consiglio - è quello che la legge prevede per la riforma costituzionale. Se volevano, potevano emendarla in aula: hanno presentato 84 milioni di emendamenti, ma il titolo andava bene a tutti». Ovviamente, la domanda sulla scheda diventa il pane che alimenta lo scontro con Forza Italia e Lega («Renzi non sa più cosa inventarsi per un sì in più», attacca Barbara Saltamartini) che prendono di mira il premier e il Pd che replica. «Il ricorso al Tar conferma che il fronte del No è a corto di argomenti ed è costretto ad alzare ogni giorno una nuova cortina fumogena per nascondere la sostanza della posta in gioco», dice la vicesegretaria Debora Serracchiani.

Come se non bastasse, a fare rumore sono anche le parole di Roberto Benigni. Il premio Oscar si schiera a favore della riforma. «È indispensabile che vinca il sì. Se vince il no il giorno dopo sarà peggio della Brexit. I costituenti stessi hanno auspicato di riformarla la seconda parte, poi c'è la maniera di migliorarla ma se non si parte... Non è come qualcuno dice, la riformeremo dopo. No, non accadrà mai più», dice l'attore alle Iene. Un endorsement che fa arrabbiare l'opposizione. «La notizia del giorno non è che Benigni tifa per matteorenzi, la notizia del giorno è che Benigni tiene famiglia...», ironizza Renato Brunetta di Forza Italia. «Benigni è un simpatico ignorante», lo definisce il leghista Salvini. «Benigni confonde Calamandrei con Verdini», è il sarcasmo del grillino Di Battista.
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