Pensioni, anticipi senza penalità:
platea più ridotta

Pensioni, anticipi senza penalità: platea più ridotta
di Luca Cifoni
Martedì 11 Ottobre 2016, 08:53
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L'appuntamento è fissato a giovedì pomeriggio o a venerdì, praticamente alla vigilia della riunione del Consiglio dei ministri che sabato dovrebbe approvare la legge di bilancio. Ma probabilmente ci vorrà ancora più tempo per chiudere definitivamente il capitolo pensioni che pure di quella legge è una parte non trascurabile, qualitativamente e quantitativamente. Anzi, alcuni aspetti di dettaglio per l'individuazione di platee e requisiti potrebbero essere lasciati a successivi provvedimenti attuativi, fermo restando che il diritto degli interessati a fruire delle nuove forme di flessibilità previdenziale scatterà dal primo gennaio 2017 anche se gli adempimenti dovessero richiedere qualche settimana in più.

Per l'esecutivo naturalmente non è l'unica partita aperta: oltre al confronto in sede europea c'è anche quello con l'Ufficio parlamentare di bilancio che dovrà validare i numeri del Documento programmatico di bilancio, in particolare per quanto riguarda il passaggio il prossimo anno da una crescita potenziale dello 0,6 per cento all'1 programmatico fissato dal governo. Ne parlerà stasera alle commissioni Bilancio di Camera e Senato il ministro Pier Carlo Padoan, ma le risposte che fornirà sull'impatto delle varie misure di spinta alla crescita potrebbero non essere decisive.
In base alle regole europee il documento che deve passare la valutazione indipendente dell'Upb è proprio il Documento programmatico di bilancio (mentre finora l'autorità guidata da Giuseppe Pisauro ha esaminato la nota di aggiornamento al Def). Se non dovesse arrivare il via libera, il governo potrebbe avvalersi della possibilità, sempre prevista dai Trattati, di non adeguarsi spiegando però le ragioni del dissenso, lasciando poi alla commissione europea il giudizio finale.

Ecco quindi che per quanto riguarda i numeri il tema europeo e quello interno in qualche modo si connettono. I fronti aperti sono essenzialmente due: da una parte la credibilità degli obiettivi programmatici di crescita, dall'altra l'intesa con la commissione sui margini di flessibilità di bilancio che potranno essere utilizzati. In particolare da quest'ultimo aspetto dipendono le dotazioni finanziarie che ciascun capitolo della manovra potrà avere.

Nel caso delle pensioni, uno dei punti da definire è la platea di coloro che potranno usare il prestito previdenziale (Ape) nella versione social, ovvero con i costi a carico dello Stato (fino ad una certa soglia di reddito) attraverso opportune compensazioni fiscali. Una chance offerta a disoccupati di lungo corso privi di altri ammortizzatori, a disabili o lavoratori che si occupano di familiari disabili. Il beneficio dovrebbe poi sulla carta essere allargato ad altre categorie sottoposte a lavori particolarmente faticosi, tali da provocare potenzialmente infortuni o malattie professionali o particolare stress. Si era parlato degli edili, delle maestre d'asilo, degli infermieri: le tipologie saranno però definite con attenzione e non tutti potranno rientrare. Se le maglie saranno un po' più strette, i sindacati chiederanno probabilmente di elevare la soglia di reddito netto (attualmente circa 1.300 euro) sotto la quale l'intervento statale è pieno. Ma il governo potrebbe spingere per limare un po', tirandolo verso il basso, il costo della misura: che secondo quanto ricostruito dall'Ansa oscilla per il primo anno tra 1,2 e 1,6 miliardi. Nella manovra infine, come confermato ieri dallo stesso premier Renzi, entrerà sicuramente l'ampliamento del fondo di garanzia destinato a favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese.