Rimettere il Sud al centro dell'agenda del Partito democratico. Ricostruire il dialogo con le fasce disagiate partendo dai territori. E, perché no?, spingere per un segretario che venga proprio dal Mezzogiorno. La fronda meridionale del Pd comincia a farsi sentire. Le analisi post voto restituiscono un'immagine dei dem molto sfocata rispetto ai bisogni di chi vive al Sud, gli stessi che invece il Movimento 5 Stelle è riuscito a intercettare. I numeri parlano chiaro e lasciano poco spazio all'immaginazione: il Pd da Napoli in giù non riesce a sfondare. Il dibattito in questa campagna elettorale per le politiche è stato completamente afono sul Sud. Le forze politiche, Pd compreso, hanno dimenticato colpevolmente i temi legati alle prospettive di crescita del Mezzogiorno. La conseguente necessità in questo momento storico di porre un freno ad una politica a trazione nordista mette tutti d'accordo.
Vincenzo Amendola, ex ministro per gli Affari europei, poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, eletto alla Camera nel collegio plurinominale in Basilicata, sottolinea: «I 5 Stelle hanno occupato quello spazio a difesa dei più deboli e delle fasce più disagiate del Meridione.
«C'è un tema che va sostenuto, quello di una classe dirigente rappresentativa e che sappia valorizzare i territori, sia a Nord che a Sud» rimarca invece la senatrice napoletana uscente e rieletta nel collegio in Puglia, Valeria Valente. «Adesso vanno messi al centro dell'agenda alcuni temi. Dobbiamo tornare a parlare del disagio sociale. Ci vogliono parole chiare dal Pd rispetto alla nostra lotta contro le povertà, anche sostenendo il reddito di cittadinanza, laddove non ci sono altre soluzioni». Ma quella del reddito secondo Valente deve essere «una misura di extrema ratio». «La nostra sfida principale è emancipare e riscattare le persone dalla povertà. Scuola e lavoro le nostre priorità». La paura di non riuscire a sovvertire la vittoria bulgara dei grillini nel Mezzogiorno c'è e va a braccetto con la preoccupazione di perdere sempre più terreno in certi territori. «Il Pd deve declinare le proprie priorità alla luce del fatto che l'Italia è lunga, non è solo Nord. Siamo un partito nazionale e quando parlo di riscatto deve andare bene al Sud e al Nord». C'è però chi si sposta l'obiettivo verso il futuro. Marco Lacarra, deputato e segretario regionale Pd in Puglia, sostiene: «Se ci fosse un candidato del Sud alla segreteria nazionale sarebbe più che opportuno, visto anche il momento storico che stiamo vivendo, e sono convinto che saremmo compatti nel sostenerlo. Penso a Decaro e a De Luca (il governatore ha smentito un suo possibile interessamento alla poltrona numero uno del Nazareno, ndr)». Candidature che per Lacarra «potrebbero aprire un dibattito sulle difficoltà del Sud, riportare al centro la questione meridionale». Una critica molto aspra arriva dall'ex deputato Leonardo Impegno, candidato a queste politiche nell'uninominale Acerra del Senato. Anche lui vittima dell'ondata gialla che ha travolto il Sud: «Non abbiamo eletto nessun deputato negli uninominali nel Meridione per una incomprensibile assenza di costruzione di un progetto politico e per la mancanza immotivata di alleanze, come quella con il M5S. Il tema vero è quello di ricostruire l'identità del Pd italiano. Chi si candiderà lo vedremo. Ma c'è necessità di avere un segretario di rottura che abbia una leadership e un'idea di partito. Se poi fosse del Sud sarei ancora più contento».