Bellomo - su cui pende una proposta di destituzione - è il giudice amministrativo che avrebbe obbligato le allieve a presentarsi ai corsi in minigonna, tacchi a spillo e trucco marcato e preteso anche che non fossero sposate, secondo la denuncia presentata dal padre di una studentessa. La ragazza, una borsista, aveva avuto una relazione con il consigliere di Stato e il Pg contesta a Nalin di aver fatto da «mediatore» per procurare «indebiti vantaggi di carattere sessuale» a Bellomo, quantomeno la prosecuzione di quel rapporto. Il tutto facendo leva sulla sua autorevolezza di magistrato e prospettando alla ragazza che se non avesse dato seguito alle richieste di Bellomo, come quella di mandargli una foto intima o di definire il periodo in cui passare insieme le ferie estive, avrebbe commesso reati che le avrebbero impedito di partecipare al concorso in magistratura. Condotte che sono particolarmente gravi per il Pg, anche considerato «il clima di soggezione psicologica» subito dalle studentesse che ambivano a entrare in magistratura «per la sottoposizione a continue vessazioni anche di carattere sessuale», e «lo stravagante se non aberrante regolamento (dress code) di cui Nalin era a conoscenza».
Adoperandosi per far conseguire a Bellomo «ingiusti vantaggi», il pm di Rovigo ha «fortemente leso il rispetto della dignità umana» che assieme a correttezza e equilibrio, costituisce uno dei presupposti dell'esercizio delle funzioni giudiziarie.
E a pesare c'è anche «l'allarme e lo sconcerto» che si sono diffusi nell'ambiente degli aspiranti magistrati, ai quali è stato fatto credere che il concorso di possa superare con metodi del tutto «estranei alla formazione tecnica, professionale e deontologica».