Nomine Rai, la strategia di Salvini: «Punterò sugli interni e non punirò i renziani»

Nomine Rai, la strategia di Salvini: «Punterò sugli interni e non punirò i renziani»
di Mario Ajello
Lunedì 15 Ottobre 2018, 07:35 - Ultimo agg. 17:53
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Dal nostro inviato

BOLZANO «Noi non siamo degli epuratori. Anzi, per me in Rai qualcuno di quelli nominati da Renzi dovrà restare». Questa la strategia di Matteo Salvini. Insieme a Di Maio, con cui si sono già visti per parlare di Rai, e manca soltanto un ultimo confronto prima del grande annuncio delle nuove nomine, l'obiettivo è quello di «valorizzare le risorse interne e non di lottizzare». Salvini sembra avere le idee chiare, anche se i nomi giusti nelle caselle giuste ancora vanno messi uno per uno. La partita dei direttori di reti e di tiggì comunque si chiuderà a fine settimana, nel Cda di giovedì o di venerdì.

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LE ROSE
Il presidente Marcello Foa e l'ad Fabrizio Salini hanno dato una serie di nomi di papabili ai due vicepremier, loro ci stanno «serenamente» ragionando e il via libera sta per arrivare. Anche se per il Tg1 ci sono due o tre nomi, interni Rai e considerati di solida professionalità, tra cui scegliere ma il nominato per ora non c'è e certamente Salvini non si sbilancia nel derby che secondo i boatos sarebbe Di Mare-Sangiuliano. Anche per il Tg2 il nome secco manca e così per la radio. E a quest'ultima Salvini - in linea con la teoria di Steve Bannon per cui le emittenti radio sono culturalmente e politicamente decisive, e in America sono per lo più d'orientamento conservatore - tiene particolarmente, nella sua convinzione così riassunta a tavola: «Va cambiato e rinfrescato il racconto del Paese, senza strappi, senza faziosità».

Il leader della Lega, che in Trentino Alto Adige si prepara ad avere un'altra vittoria nel voto di domenica, beve una lunga weiser beer, mangia un pezzo di pollo e si gode con migliaia di persone in un pratone sotto l'Alpe di Siusi il concerto dei Kastleruther Spatzen, gli adiratissimi passerotti del folk sud-tirolese, e gente arrivata anche dalla Germania, dall'Austria e dalla Svizzera li applaude pazzamente ma anche Salvini è adorato: «I am german and I love you», gli dicono in tanti. E poi lo spingono ad andare sul palco per un saluto, lui lo fa in tedesco (traduzione: «Un grande saluto e buona musica a tutti») e prosit! anche con la campionessa di sci Denis Karbon.
Mamma Rai, matrona romanesca, è lontanissima da qui, ma da quassù qualche elemento per capire che cosa abbia in mente Salvini si può avere. «Occorre valorizzare non sempre gli stessi, ma anche altri, e valorizzare non significa chiedere obbedienza politica - questa la convinzione del capo del Carroccio - ma augurarsi un po' più di equilibrio dal servizio pubblico. Lo pagano tutti e tutti hanno il diritto di avere una televisione che non faccia gli interessi di alcuni contro altri». Ancora una ventina di selfie e poi: «Come Vasco Rossi, e questa è una citazione, ho il fegato spappolato». Oddio, no: troppa birra? Macché, roba di televisione: «Tutti i tiggì, anche quelli Mediaset, non fanno che attaccarci. E non è giusto, nel caso della televisione pubblica, per chi paga il canone e che vorrebbe magari un racconto più completo». Nella Rai che ha in mente Salvini ci saranno le voci di tutti, anche di quelli che comandavano prima.

I nomi per ora Di Maio e Salvini li tengono per sé, ma dopo che tutti hanno visto tutti - il contatto tra i due vicepremier e i due capi azienda Rai è stato tanto riservato quanto fitto in queste settimane - l'ultima scrematura è questione di poco tempo. Le indicazioni arrivate loro da Foa e da Salini sono apprezzate da Salvini, anche perché in buona parte si tratta, come auspica lui, di persone che hanno decenni di esperienza in Rai e conoscono questo mondo. Modo. Ma è un gioco d'incastri in cui chi ora sembra stare dentro il puzzle dei nuovi direttori alla fine potrebbe non esserci, e viceversa. Una convinzione Salvini sembra averla: «Va ridimensionato lo strapotere degli agenti esterni nella produzione dei programmi. Non è possibile appaltare una parte rilevante del palinsesto della televisione pubblica a società private, per programmi che potrebbero farsi in casa, grazie ai 13.000 dipendenti professionisti che ha la Rai e che spesso sono molto qualificati. Si tratta di tutelare i soldi degli italiani, senza inutili sprechi».

Dunque, la linea di Salvini sulla Rai non è quella del non faremo prigionieri. Ma c'è un'altra cosa - prima di andare a Bolzano nei giardini degli immigrati, dove qualche nero lo fischierà e qualche altro farà i selfie con lui sorridendo e chiamandolo Il Capitano - che Salvini confida a tavola: «Spero di avere la fortuna, che ho avuto finora, di non dover telefonare mai a un direttore di telegiornale, anche se negli ultimi mesi questa tentazione mi è venuta, vendendo come ci trattano». Ora la musica, o meglio il racconto, dovrebbe cambiare. E se Salvini davvero non farà mai il numero telefonico di Saxa Rubra, almeno da questo punto di vista - ma è possibile? - si potrà parlare di discontinuità.
 

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