Pd, Orlando risponde a Orfini:
«Sbagliato fare contrapposizioni»

Pd, Orlando risponde a Orfini: «Sbagliato fare contrapposizioni»
Giovedì 22 Giugno 2017, 18:54 - Ultimo agg. 19:16
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«Penso che sia sbagliato contrapporre la riunione dei circoli del Pd a ciò che si muove attorno al Pd». Lo ha detto Andrea Orlando, ministro della Giustizia, rispondendo alle affermazioni di Matteo Orfini che ha stigmatizzato la decisione del guardasigilli di prendere parte alla manifestazione organizzata da Giuliano Pisapia, il primo luglio, in concomitanza con l'assemblea dei circoli dem a Milano, convocata da Matteo Renzi. «Orfini ha detto che lui preferisce andare da un'altra parte - ha affermato - la Costituzione riconosce a ciascuno la possibilità di andare dove vuole». «Il Pd - ha aggiunto - è più forte se è in grado di costruire alleanze con la società, nella società e con le forze politiche che guardano al centrosinistra». «Le altre forze del centrosinistra - ha concluso - sono più forti se sono in grado di costruire un rapporto con il Pd».

«Ho massimo rispetto per i tempi e il travaglio del Csm». Così Orlando risponde a una domanda sulla Procura di Napoli, ad oggi ancora senza procuratore capo. 

«Nel circuito delle carceri minorili il tasso di recidiva è sceso in modo drastico. Ho voluto che il Dipartimento minorile fosse tutt'uno con quello per l'esecuzione penale esterna - ha affermato - perché molte delle cose fatte sono state sperimentare prima tra i minorenni con risultati importanti». Noi abbiamo un carcere che tratta detenuti con storie diverse nello stesso modo. È un carcere 'Fordista'». «L'ultima riforma è molto avanzata e non sempre applicata - ha aggiunto - ma era pensata per un carcere nel quale parlano tutti la stessa lingua, tutti professano la stessa religione». «Un passo avanti è stato fatto e non solo per aver evitato la multa della Corte europea - ha aggiunto - ma anche per la delega per l'ordinamento penitenziario in un momento in cui non era scontato». «Il punto è costruire un trattamento che consenta la scelta - ha concluso - Se lavori hai possibilità di accedere ai benefici, altrimenti no».

Con il sistema delle carceri intese come luogo di «segregazione» si pongono problemi di sicurezza. «Basti pensare - ha detto - all'uso che ne hanno fatto i regimi dittatoriali o anche a Raffaele Cutolo che gestiva le informazioni». «Oggi - ha aggiunto - può essere uno dei luoghi principali di incubazione terroristica». Quello delle carceri è un tema «che viene usato da parte della politica come strumento esorcismo sociale, messo dentro il mostro risolto problema». «Ma buttare via chiave - ha sottolineato - è autorassicurazione». Esiste una «questione di carattere democratico perché non riguarda i detenuti e i detenenti, ma la società nel suo insieme». Il Guardasigilli ha ricordato di aver organizzato una «operazione che aveva la finalità di far parlare le persone che hanno vissuto il carcere in maniera diversa come architetti, come sportivi». «Abbiamo organizzato 18 tavoli con oltre 200 esperti e il momento conclusivo si è tenuto a Rebibbia - ha evidenziato - ha partecipato metà Governo, c'era Mattarella è il Tg1 è stato l'unico a dare la notizia in un servizio di 18 secondi».

«Noi siamo il Paese che spende più della media europea, ma anche tra quelli con la recidiva più alta». «Questo perché, fino a poco fa - ha affermato - noi non avevamo sistema pene alternative». «Siamo passati da una spesa per pene alternative da 400mila euro a 23milioni di euro per esecuzione penale esterna - ha aggiunto - ed è importante perché l'idea che la pena sia solo segregazione è una delle causa della recidiva, si determina percorso deresponsabilizzazione, si dice processo di infantilizzazione». «Nel carcere così come organizzato oggi - ha sottolineato - il detenuto modello è quello che non crea problemi che passa la pena senza attirare su di se attenzioni». «Occorre puntare - ha concluso - alla individualizzazione del trattamento».
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