Da Napoli la stretta contro le babygang, il Csm alle Camere: «Arresti più facili»

Da Napoli la stretta contro le babygang, il Csm alle Camere: «Arresti più facili»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 12 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:15
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Passa all'unanimità la risoluzione sull'emergenza minori a Napoli. Un lungo applauso al termine del plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura in trasferta a Napoli, a chiudere un'istruttoria iniziata mesi fa, sotto i colpi di stese, agguati, omicidi di camorra, atti di bullismo o violenza fine a se stessa, consumati da minori. Ha spiegato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, al termine dei lavori napoletani: «Se dopo questa iniziativa, salveremo un solo giovane saremo soddisfatti». A partire da oggi il documento (frutto di una iniziativa del presidente della sesta commissione Paola Balducci e dei tre membri togati napoletani Antonelo Ardituro, Lucio Aschettino e Francesco Cananzi) sarà all'attenzione del capo dei presidenti di Camera e Senato, di vertici del governo e degli enti locali. Sala Arengario del Tribunale di Napoli, tocca ai consiglieri motivare un documento che punta ad incidere. Tutti insistono sulla necessità di superare la condizione di impunità che consente ai minori di sfuggire al carcere, anche dopo essersi macchiati di fatti gravissimi. Spiega il consigliere Ardituro: «Bisogna ridimensionare l'approccio buonista e garantire l'effettività della pena. Un giovane di 16 o 17 anni ha le idee chiare. Dobbiamo dire a questi ragazzi che hanno sempre la possibilità di scegliere. Chi è in condizioni disperate e sceglie il bene va tutelato, chi sceglie il male va sanzionato». Insomma, il Csm chiede al Parlamento meno vincoli e meno discrezionalità negli arresti dei minori, a differenza di quanto accade oggi (mesi fa, il figlio di un boss di San Giovanni venne rilasciato su decisione di un magistrato dei minori, nonostante fosse armato e avesse opposto resistenza al termine di un lungo inseguimento). Ne è convinto anche il procuratore generale Luigi Riello: «Fermezza e recupero non sono termini configgenti ma si devono coniugare tra loro. Deve essere consentito l'arresto di un minorenne armato che consuma reati gravi». Quanto alla possibilità di sospendere la potestà genitoriale, il pg Riello chiarisce: «Non si tratta di una deportazione di massa, ma di casi estremi, adottati in presenza di bambini messi a confezionare droga, a inalare stupefacenti. Così lo Stato interviene a salvarli non a punirli». Parere favorevole sulla possibilità di introdurre modifiche normative per sanzionare con maggiore rigore anche i minori da parte del presidente di Corte di Appello Giuseppe De Carolis, che ricorda anche l'importanza della prevenzione, anzi, del lavoro di prevenzione condotto dalle istituzioni scolastiche sul territorio.
 
Un tasto, quello della scuola, sul qual battono tutti gli interventi. Tocca a un altro napoletano, l'ex gip Francesco Cananzi motivare il documento ieri approvato dall'assemblea di Palazzo dei Marescialli: «Napoli ha bisogno dell'attenzione del ministro dell'interno Salvini perché la questione Napoli si riflette sul Paese. Noi siamo qui per dare un segno la delibera non riguarda solo Napoli ma tratta un'emergenza che riguarda anche Palermo, Bari, Milano, Torino, tutto il Paese». Insomma, cambiare rotta, senza però affidarsi a scappatoie come potrebbe essere inteso l'abbassamento dell'età imputabile, facile slogan sfoderato in tempi di emergenza. Spiega Paola Balducci: «L'abbassamento dell'età imputabile? Non penso sia questo il problema. Ci sono molti miei colleghi che pensano che questa sia la soluzione migliore, io penso che occorra, con regole forti, con sanzioni forti, che il ragazzo rientri in società». Tocca all'ex gip napoletano Lucio Aschettino passare in rassegna gli altri punti della risoluzione della sesta. È in questo senso che il magistrato ricorda l'importanza di valorizzare «la specializzazione dei colleghi magistrati impegnati sul fronte della devianza minorile».

Aula gremita, tra i posti riservati il procuratore di Napoli Gianni Melillo, che in questi mesi ha battuto sull'esigenza di un'azione in sinergia tra pm ordinari e pm dei minori, oltre ai vertici degli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello di Napoli, a partire dalla procuratrice dei minori Maria De Luzemberger. In aula si scorgono le sagome dei tre nuovi consiglieri eletti al Csm (Ciambellini, Lepre, Suriano), oltre al consigliere laico, il veterano dei penalisti napoletani Michele Cerabona. Non mancano i vertici delle forze dell'ordine e di polizia giudiziaria, esponenti della chiesa e del volontariato, oltre a Maria Luisa Iavarone, madre di Arturo, lo studente brutalmente aggredito in via Foria lo scorso dicembre, che ha esposto un manifesto al fianco del consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli: un manifesto di sostegno sull'importanza di togliere i figli ai camorristi, di fronte ai casi ritenuti irrecuperabili. Hanno chiuso i lavori i consiglieri Morgigni, Balduzzi e Morosini, che hanno insistito sulla necessità di impedire che un altro minore pronunci quella frase beffardo al cospetto delle forze dell'ordine: «Tanto a me che mi fai?».
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