Lega in crisi, Salvini frena e Zaia vola: ecco perché il Doge può diventare l'anti-Matteo

Fontana, Salvini e Zaia
Fontana, Salvini e Zaia
di Marco Conti
Martedì 5 Maggio 2020, 12:53 - Ultimo agg. 17:28
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Alla fine lo scrive anche il Financial Times. Luca Zaia, presidente della regione Veneto, è lo sfidante di Matteo Salvini nella guida della Lega. “L’eroe politico” che “ruba la scena” Salvini è colui che ha combattuto con successo il coronavirus. Ed in effetti i sondaggi confermano come la leadership di Salvini, dopo quattro anni di crescita esponenziale del suo partito, si sia molto appannata. Colui che i suoi chiamano “il Capitano”, non sembra avere più il tocco magico. Il partito scende nei sondaggi e il Nord, serbatoio da sempre dei voti del Carroccio, si interroga su chi possa meglio rappresentare le proprie ragioni. Un articolo sul Sole24Ore non basta a convincere imprenditori e partite iva che la Lega nazionalista di Salvini, non più partito del Nord, ha le carte per proporre una ripartenza adeguata alle esigenze.

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Salvini fatica a dettare l’agenda politica, il tema dei migranti con la crisi delle aziende agricole del Nord ha cambiato verso e Zaia, a differenza di Fontana costretto a spiegare l’enorme quantità di morti che ha avuto la Lombardia, riemerge come possibile alternativa. L’assenza di appuntamenti elettorali, l’impossibilità dei bagni di folla e dei comizi, hanno relegato Salvini sui social ma il suo messaggio appare sempre più fuori dalla realtà e la storica rivalità tra la Lega Lombarda e la Lega Veneta è riesplosa.
 

 

I tassi di popolarità del Doge-Zaia sono altissimi nel Veneto proprio per la sua capacità di contenere il numero dei morti malgrado i primi e più violenti focolai si siano sviluppati in Veneto. Interrogato Zaia si schernisce e dice di puntare solo su un terzo mandato da presidente della regione ed evita di entrare in competizione diretta con Salvini ma è indubbio che la maggior parte della forza dell’attuale maggioranza sta nella incapacità dell’opposizione di presentarsi come alternativa. Silvio Berlusconi lo ha capito e si presenta in maniera diversa anche se esclude puntelli al governo Conte. Zaia, nelle settimane di complicate trattative tra governo e regioni, ha sempre evitato lo scontro e si è adeguato alle indicazioni del governo centrale anche se non ha mancato di esprimere il suo dissenso.
 

Salvini, che ha portato la Lega dal 4% al 34%, oggi ha ancora credito a sufficienza per restare saldamente alla guida del Carroccio, ma la crisi economica rischia di travolgere quel Nord che Salvini ha cancellato anche dallo stemma del suo partito e che per decenni ne è stata la ragion d’essere. Un Nord che a breve potrebbe trovare nell’ex ministro dell’Agricoltura Zaia, molto meno astioso di Salvini nei confronti dell’Europa, un alleato più adeguato della base imprenditoriale del Nord che ha bisogno di risposte concrete e non di demagogia e sparate via social.

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