Mattarella: tempo finito. Ipotesi Giorgetti o Casellati

Mattarella: tempo finito. Ipotesi Giorgetti o Casellati
di Alberto Gentili
Venerdì 13 Aprile 2018, 07:49 - Ultimo agg. 12:36
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Passi avanti non se ne sono fatti e non c'è più tempo, anzi il tempo è finito. In Siria siamo sull'orlo della guerra e se nei prossimi giorni non mi verrà prospettata una soluzione, mercoledì decido io. A sera Sergio Mattarella, parlando con i suoi, scandisce la strategia.

C'è determinazione, ma anche sorpresa nelle parole del capo dello Stato. Soprattutto dopo che gli ambasciatori 5Stelle, nelle ore precedenti, avevano dato per fatta l'intesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, con tanto di «passo di lato» di Silvio Berlusconi. Invece, a conclusione del secondo giro di consultazioni, Mattarella si ritrova davanti lo stallo della settimana prima. Immutato. Quasi granitico.

Adesso però il Presidente pretende «una soluzione rapida». Ritiene si debba fare in fretta e intende superare la paralisi entro metà della prossima settimana. Perché c'è alle porte un nuovo conflitto in Siria, appunto. E serve al più presto un governo con pieni poteri. Perché a giugno in Europa si decidono le strategie dei prossimi anni su migranti, moneta unica e bilancio comunitario e l'Italia non può non rispondere all'appello.

Così non è previsto un terzo giro di consultazioni che, davanti a un Paese attonito, potrebbe apparire come un'ulteriore inutile teatrino. «Non ci rivedremo presto», ha detto Mattarella ai suoi ospiti. E mercoledì, se nessuna buona novella dovesse arrivare da Salvini e da Di Maio, sarà il Presidente a rompere l'impasse. Tre le opzioni sul tavolo. La prima: un incarico esplorativo alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, o al suo omologo della Camera Roberto Fico (oggi saranno ricevuti al Quirinale). Al momento prevale la soluzione-Casellati in quanto, espressione del centrodestra che sul Colle si è presentato unito (venerdì scorso le delegazioni erano tre), la presidente del Senato potrebbe avere più possibilità di successo. Ma dopo che in serata il leghista Giancarlo Giorgetti ha sponsorizzato questa ipotesi, l'esplorazione della Casellati potrebbe essere foriera di un'ulteriore perdita di tempo.

La seconda opzione: un pre-incarico, con l'obbligo di tornare a riferire al Quirinale prima di qualsiasi prova parlamentare, a un esponente indicato dal centrodestra (difficilmente un 5Stelle). Il nome che gira forte è proprio quello di Giorgetti. Salvini ha paura di bruciarsi senza avere in tasca l'accordo con Di Maio e quasi certamente preferirà passare la mano, in attesa di un possibile secondo giro. Forse dopo aver scaricato Berlusconi.
Infine la terza opzione, valida solo se dovesse davvero esplodere la guerra in Siria: il conferimento di un mandato pieno, con tanto di voto in Parlamento. Si vedrà se a un politico o a una figura istituzionale.

Sul Colle la situazione è ormai chiara. Il nodo per Di Maio - ancora determinato a fare il premier - resta il Cavaliere. E per Salvini il problema è decidere se, come ha fatto ieri non senza riluttanza, confermare il patto di centrodestra. Non per generosità o lealtà, ma perché se si lascia alle spalle l'alleanza con Berlusconi rischia di andare a fare il secondo a Di Maio. Il Pd, invece, come si sa ormai da tempo, è congelato in... minoranza (archiviata la parola opposizione) e vi resterà almeno fino all'assemblea del 21 aprile.

LA PREOCCUPAZIONE
Tattiche, strategie, veti, che Mattarella ormai osserva (a 40 giorni dalle elezioni) con impazienza. Nelle consultazioni il Presidente è apparso «molto preoccupato» per l'escalation militare in Siria. E dunque sollecita un patto di governo. A ogni delegazione il capo dello Stato ha chiesto una professione di fede euroatlantica. Non a caso, uscendo dal colloquio, Salvini ha accantonato i toni filo-russi e ha ribadito «l'obbligo di lealtà all'Alleanza atlantica». Di Maio ha fatto altrettanto. Come non è casuale che il leader 5Stelle e quello leghista abbiano rinunciato a parlare delle elezioni in Molise e Friuli del 22 e del 29 aprile: Mattarella scoprirà le sue carte mercoledì, appunto. «Purtroppo», ha osservato in serata chi aveva parlato con il Presidente, «nessun passo avanti è stato fatto. Anzi, il quadro è più confuso di quando si è partiti».

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