Marsilio: «Il fortino non ha ceduto, ora la coalizione è più coesa. Altro che Sardegna, partita già scritta»

Il governatore rieletto in Abruzzo: «Centrodestra in salute. Chiederò a Meloni un appuntamento a Roma»

Marsilio: «Il fortino non ha ceduto, ora la coalizione è più coesa. Altro che Sardegna, partita già scritta»
Marsilio: «Il fortino non ha ceduto, ora la coalizione è più coesa. Altro che Sardegna, partita già scritta»
di Francesco Malfetano, inviato all’Aquila
Martedì 12 Marzo 2024, 00:00 - Ultimo agg. 23:10
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«A ballare non ci sono andato. Ma sì, ho festeggiato con mia moglie». Marco Marsilio, 56 anni, primo governatore abruzzese ad occupare il seggio di presidente per un secondo mandato consecutivo, lo aveva promesso chiudendo la campagna elettorale all’Aquila: «L’unica sarda a festeggiare domenica sarà mia moglie». Così come, spalleggiato da ministri e sottosegretari dai palchi tirati su in tutta le regione, aveva garantito che il «campo larghissimo» non sarebbe passato e che, «l’amica Giorgia» avrebbe dormito sonni tranquilli. A sbornia smaltita, tutto corretto. 

Presidente Marsilio a competizione terminata dopo settimane di tensione, tra “venti del cambiamento” sardi e “madonne pellegrine”, ce l’ha un messaggio per Alessandra Todde?

«Ma si figuri. Ci troveremo in conferenza delle Regioni. Poi sa io avevo detto chiaramente che Abruzzo e Sardegna sono mondi diversi. E che i cittadini avrebbero votato per tutelare il proprio territorio. Se qualcuno a sinistra si è gasato e ha ripreso fiato e coraggio perché in Sardegna è andata come è andata, gli è servito solo a recuperare un punticino. Era impensabile che sovvertissero una partita già ampiamente scritta. Al limite sono riusciti solo a creare un eccesso di tensione che ha quasi rovinato una campagna elettorale che sia io che D’Amico abbiamo condotto con rispetto. Alcuni invece hanno travalicato i limiti di decenza e correttezza, scadendo nelle calunnie e in attacchi personali».

Sta dicendo che a Todde e al campo largo hanno risposto gli abruzzesi?

«Sì e hanno risposto a D’Amico, a Schlein, a Conte, a Bersani, a Vendola e a tutte le vecchie glorie che hanno portato in giro a dare lezioni su quanto fosse messo male l’Abruzzo. Forse descrivevano quello che hanno lasciato 5 anni prima loro. Non è che noi l’abbiamo trasformato nel paradiso terrestre, ma il confronto è impietoso. E questo la maggioranza dei cittadini ha dimostrato di averlo apprezzato».

Non è che il voto è stato caricato di troppe aspettative nazionali?

«Certo, ma sapevo da almeno 6 mesi che sarebbe andata così. E infatti mi ero preparato, anche assieme alla coalizione, nella consapevolezza che sarebbe stato interpretato attraverso un valore simbolico che trascende dal dato reale territoriale. Per la nostra storia recente qui, per Pierluigi Biondi all’Aquila, per Marsilio, per Giorgia Meloni eletta in Parlamento, l’Abruzzo è diventato il fortino da espugnare. E quindi una vittoria avrebbe avuto valore doppio. Ma l’assalto è fallito. Per di più alle Politiche e alle Regionali precedenti i due schieramenti si erano di fatto equivalsi. Con i sondaggi, nostri e loro, che all’inizio ci vedevano alla pari, rendendo la partita appetibile. Tant’è che stanno ancora decidendo chi candidare in Basilicata mentre qui avevano un nome con 5 mesi d’anticipo. Non gli è andata bene però. Forse perché mettere insieme tutto e il contrario di tutto non è una ricetta che funziona. E i continui batti becchi interni danno la cifra dell’inaffidabilità. Ma non credo abbiano bisogno dei miei consigli».

Contro il “campo larghissimo” lei ha detto di aver schierato il «campo lungo», e Giorgia Meloni invece il «campo coeso»…

«Il mio era un gioco di parole derivato dal mio soprannome (Il lungo ndr). Coeso è certamente giusto, perché lo siamo fin dalle Politiche. E poi nessuno nel centrodestra ha guadagnato né perso in maniera consistente. È un segnale di buona salute».

Forza Italia però ha scavalcato la Lega. E ora punta a farlo alle Europee.

«Qui Fi l’aveva già fatto ampiamente anche alle Politiche. Pensi che nel consiglio regionale aveva aggregato consiglieri ex Lega, grillini e civici diventando il gruppo più numeroso. Cosa che ora non avrà più, quindi semmai si è contratta anche FI. Ma non è questo il punto. Il punto è che hanno fatto bene tutti, come ci aspettavamo. Anche la Lega ha tenuto. Ha perso pochissimo. Non si sono visti i tracolli che qualcuno prevedeva o sperava per spaccare la coalizione».

Con Meloni vi siete sentiti subito?

«Con Giorgia siamo sempre in contatto, ci siamo scambiati dei messaggi anche ieri. Niente di speciale, l’ho tranquillizzata, rassicurandola che eravamo sicuri del risultato».

E a vittoria acquisita?

«Stanotte (ieri ndr) mi sono divertito a dirle: “Con me non ti sbagli, puoi dormire serena e lavorare per il bene della nazione”».

Cinque anni fa corse qui ad abbracciarla.

«Vero (ride ndr). Ma era una parlamentare a capo dell’opposizione, non il premier. Non pretendevamo che a mezzanotte venisse a Pescara. Però nei prossimi giorni le chiederò appuntamento a palazzo Chigi. Abbiamo tanta carne al fuoco da continuare ad arrostire…»

Un po’ le è mancata però.

«Ci è mancata durante tutta la campagna elettorale. Hanno raccontato che c’è stato chissà quale massiccio spiegamento dei ministri. Lei è venuta un solo giorno. Contro gli otto di Schlein e Conte e dei vari capi dei partiti avversari. Ci hanno messo le tende qui, mancava solo comprassero casa. Sono andati in tutti i paeselli cercando di solleticare il cartello del “no” e quello delle polemiche. Lo hanno fatto anche per il ritiro del Napoli calcio nell’Alto Sangro, il risultato è che lì ho vinto 70 a 30. I cittadini apprezzano le strategie di sviluppo territoriale non le campagne accecate dal pregiudizio».

Beh, qualche ministro c’è stato.

«Sì ma sono venuti sempre durante l’anno e mezzo precedente. Se si fossero fatti vedere qui solo nei 7 giorni prima del voto non sarebbe servito a nulla».

È stato un valore aggiunto?

«Essere vicini al governo nazionale è un valore per l’Abruzzo, perché dà vita ad una stagione costruttiva e di colleganza. Avere questa possibilità apre enormi opportunità. Il problema semmai è che negli ultimi 30 anni abbiamo pagato l’assenza di un esecutivo che non considerasse l’Abruzzo solo una provincia di Roma».

Sta per iniziare il secondo mandato, so che è presto, ma ha già pensato che farà dopo? Il terzo pare che non le sarà concesso..

«Beato chi c’avrà un occhio tra cinque anni. Vediamo se voglio continuare a fare politica».

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