Il docente rimarca come le regole di Maastricht siano un sistema che ormai si è «indurito dal punto di vista degli obblighi di bilancio e di governo dell’economia e della finanza degli stati». Regole «che non hanno affatto fatto del bene all’economia».
Perciò, dice Grossi: «ciò che è stato definito stabilità e crescita e i misuratori di stabilità e crescita, devono assolutamente essere rivisti». Anche perché, sottolinea, i paesi non sono tutti uguali.
Soluzioni proposte:
«la prima è raggruppare stati per caratteristiche omogenee, e allora le velocità non sono due, ma forse sono quattro o cinque». Da qui, riflette, bisognerebbe pensare più che alle velocità alle quali «mete da raggiungere, che non possono necessariamente essere il 3% di rapporto deficit/Pil e il 60% del rapporto debito/Pil, perché ogni stato ha caratteristiche, come le imprese, diverse, e le performance che può ottenere possono ed è comprensibile che siano diverse».
Perciò, si legge ancora sul blog, bisogna «personalizzare i parametri di riferimento» poiché «un’impresa che fa minuterie metalliche non è la stessa impresa che fa automobili, e non potrà avere gli stessi parametri». «Fuor di metafora - cocnclude il professor Grossi - ogni stato dovrà essere misurato sulle sue reali condizioni di performance possibili, e mirare a quelle, quindi target diversi e velocità diverse, per diversi gruppi di paesi. Credo che trovare l’armonia e la condivisione su questo, faccia fare un enorme salto di qualità anche al clima di collaborazione europeo».