M5S, bonifici emessi e revocati:
così gli eletti aggiravano le regole

M5S, bonifici emessi e revocati: così gli eletti aggiravano le regole
di Stefania Piras
Martedì 13 Febbraio 2018, 09:56 - Ultimo agg. 11:53
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Andrea Cecconi e Carlo Martelli sono, probabilmente, la punta di un iceberg. Un iceberg contro cui la campagna del M5S rischia di sbattere a un passo dal rush finale. Il caso «rimborsopoli», sugli ammanchi nelle restituzioni dei parlamentari, si allarga a macchia d'olio, potrebbe superare il milione di euro e irrompe nella tappa elettorale di Luigi Di Maio nella sua Campania. Tappa che vede, tra l'altro, il ritorno in campo di Beppe Grillo.

Il caso è preso molto seriamente dai vertici, che reagiscono in maniera durissima. La questione, secondo il servizio delle Iene di domenica sera, riguarda almeno una decina di parlamentari e non solo Cecconi e Martelli. E dalle prime verifiche i vertici del Movimento ammettono come il «buco» sulle restituzioni per il fondo per il microcredito sia «più grande» degli oltre 200mila euro preventivati dai media. Sul totale delle cifre «vediamo domani», si limitano a dire, dopo aver chiesto in via ufficiale gli atti al Ministero dell'Economia presso cui è registrato il fondo per le pmi.
I calcoli, fatto salvo eventuali errori commessi dai tecnici del Movimento nel riportare i dati delle restituzioni, sembrano volgere al peggio. Alla cifra di 226 mila euro di ammanco, che ha fatto scattare l'allarme per le mancate restituzioni, va infatti aggiunta la cifra versata al fondo dagli eurodeputati del M5s, pari a 606mila euro, come certificato dallo stesso blog giorni fa. E a questa si somma il totale dei rimborsi arrivati dalle Regioni: le stime sono approssimative ma si parla di oltre un milione. Il tutto fa quindi aumentare la forbice tra quanto dichiarato dai parlamentari sul sito tirendiconto.it e quanto arrivato, in concreto, dai bonifici.

 

Intanto i capigruppo M5s di Camera e Santo stanno chiedendo a tutti i parlamentari di produrre la documentazione che accerti la regolarità dei versamenti al Fondo per le microimprese. Per rispettare l'indicazione giunta dai vertici alcuni dei parlamentari che hanno effettuato i bonifici da una banca romana, comprese quelle che sono in Parlamento, stanno raggiungendo la Capitale in modo da poter esibire presto la documentazione richiesta. «È in atto una vera e propria campagna diffamatoria nei confronti del Movimento 5 Stelle. Ce lo aspettavamo: siamo il primo partito nel Paese e nel Lazio e il sistema trema. Trema al punto di farneticare che io non avrei rendicontato l'ultima finestra di ottobre, novembre e dicembre, il che non c'entra nulla con i finti bonifici di qualche mela marcia che già abbiamo cacciato, dice Benedetta Lombardi candidato governatore.
E intanto il Pd attacca. «Si sono trasformati in arca di Noè: scrocconi, truffatori e riciclati di altri partiti. Querelatemi se dico il falso», sottolinea Matteo Renzi che sulle mele marce paragona Di Maio a Craxi. «Ricorda Bettino Craxi che aveva definito Mario Chiesa, un mariuolo», affonda il leader dem.
Presto, nel Movimento, si saprà chi ha violato una delle regole «auree» pentastellate. Nel frattempo, a dare manforte al capo politico nel momento forse più difficile della campagna è Grillo. «Non siamo tutti uguali, se ve lo dicono è un alibi che uno si crea per non fare nulla», spiega Grillo parlando del Movimento in un discorso breve.
ste. pi.
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