Bossi attacca e chiede il congresso:
la base leghista stufa di Salvini
Il segretario: a noi non interessano beghe

Bossi attacca e chiede il congresso: la base leghista stufa di Salvini Il segretario: a noi non interessano beghe
Domenica 27 Novembre 2016, 19:23 - Ultimo agg. 29 Novembre, 09:10
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Umberto Bossi attacca Matteo Salvini e chiede un cambio alla segreteria. «Rischia di cambiare la Lega? No, rischia di cambiare il segretario, la base non vuole più Salvini, non vuole più uno che ogni giorno parla di un partito nazionale», ha detto il presidente del Carroccio a margine della festa per i 30 anni della prima sede della Lega a Varese. Bossi ha chiesto che si tenga il congresso federale al più presto, visto che «il 16 dicembre scade il mandato di Salvini». E chi dev'essere il nuovo segretario? «Lo deciderà il congresso - ha risposto -. Il congresso è sovrano».

«Migliaia di militanti ed elettori della Lega sono impegnati per far vincere il No al referendum, per bloccare una riforma che centralizza tutto e cancella libertà e democrazia. Non stanno chiacchierando di beghe di partito», replica gelido Salvini all'agenzia Ansa.

«Salvini ha i voti? I voti non servono a niente, se non sai per che cosa li prendi», ha aggiunto Bossi parlando con i giornalisti. Secondo l'ex leader della Lega «alla base, soprattutto in Lombardia e in Veneto, non frega niente dell'Italia». Quindi, a suo avviso, ci vuole un nuovo congresso federale che stabilisca una linea, anche se per Bossi la linea è una sola: l'indipendenza della Padania, che è scritta nel primo articolo dello Statuto della Lega Nord. E, possibilmente, «un nuovo segretario, uno che si attenga allo Statuto e non faccia quello che vuole».

Bossi ha parlato coi giornalisti in piazza del Podestà, a Varese, dove c'è ancora la prima sede del movimento aperta nel 1986. Un bilocale, ancora in affitto. Si è seduto alla scrivania, sigaro in bocca. E ha salutato i militanti, alcuni
c'erano già trent'anni fa. Poi ha tagliato la torta insieme a Roberto Maroni e all'ex senatore Giuseppe Leoni, fra i fondatori della Lega Lombarda con Bossi nel 1984. Mentre si alzava dalla scrivania, il Senatur ha notato un
manifesto dell'epoca con lo slogan "Più lontani da Roma, più vicini all'Europa". «Bisogna mandarlo a Salvini!», ha esclamato, scoppiando in una risata.

Al referendum costituzionale «bisogna votare No». E «penso che arriverà una valanga di No, che asfalterà Renzi», ha poi detto Bossi. Il presidente del Carroccio è convinto che Renzi sarà sconfitto non tanto per il testo della riforma della Costituzione, quanto «perché la gente voterà contro il Governo che ha distrutto il Paese, bisogna guardare i numeri del lavoro».

A Bossi è stato anche chiesto in che cosa il premier sia diverso da Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva
definito Renzi l'unico altro leader in circolazione. «Beh, Renzi è un bauscione, è sfacciato, fa troppa pubblicità a se stesso - è stata la risposta del fondatore della Lega -. Fa così ma poi è uno che non è capace di fare le cose. I numeri lo condannano».

Nella Lega «sono rimasti entusiasmo, passione e il grande progetto da realizzare, quello del federalismo, che è messo in forte difficoltà dal riforma costituzionale di Renzi». Così Roberto Maroni ha risposto ai giornalisti a margine della festa per il trentennale. Il presidente della Lombardia non ha commentato direttamente le parole di Bossi di sfiducia verso Salvini, visto che Bossi stava parlando quasi in contemporanea qualche passo più in là. Ma ai giornalisti che gli hanno chiesto dello stato di salute del partito ha risposto che «in Lega si discute, si parla, poi però c'è sempre un momento di sintesi, che è il congresso, perché li si decide la linea fino al congresso successivo». «L'importante - ha aggiunto Maroni - è che ci siano atteggiamenti onesti e mai contro».

Maroni ha osservato che in questi trent'anni «tutti i partiti hanno dovuto cambiare nome, non noi, abbiamo radici profonde che ci alimentano». Quanto alla differenze fra i tre segretari della Lega (Bossi, lo stesso Maroni e ora Salvini), il governatore ha risposto che in fondo le polemiche interessano proprio i giornalisti: «Ci chiamiamo Lega Nord per l'indipendenza della Padania. E questo è stato il tratto comune di tutte e tre le gestioni. C'è stato qualcosa di diverso a livello organizzativo, ma i fondamentali sono rimasti gli stessi». E Bossi? «Bossi è sempre Bossi». 



 
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