«Ora aspettiamo le motivazioni»
Il Colle chiede sobrietà ai partiti

«Ora aspettiamo le motivazioni» Il Colle chiede sobrietà ai partiti
di Alberto Gentili
Giovedì 26 Gennaio 2017, 08:36
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Roma. «Aspettiamo di conoscere le motivazioni della Consulta prima di qualsiasi commento». Di fronte ai cori alzati dalle tifoserie, con il Pd e la Lega convinti che incassata la sentenza della Corte costituzionale si possa andare alle elezioni al più presto e con gli altri partiti che invece frenano puntando al voto nel 2018, sul Quirinale erigono un muro di silenzio. Sergio Mattarella, che da costituzionalista e da ex giudice costituzionale non è certamente rimasto sorpreso dalla sentenza, non scioglie la prognosi. Non dice se si può votare subito, oppure no, con le norme dell’Italicum rivisitare dalla Consulta.

Eppure, lontano dall’ufficialità e a taccuini chiusi, dall’entourage del capo dello Stato qualcosa in più filtra. Ed è un invito, garbato ma deciso, alle forze politiche affinché abbiano un sussulto di dignità. E concedano al Parlamento di fare il proprio lavoro e dovere: scrivere una legge elettorale «davvero omogenea» per Camera e Senato.
Attendere le motivazioni della Consulta, che dovrebbero essere rese note tra venti giorni o al massimo un mese, non è una linea tartufesca. Non è un modo per nascondersi in attesa di capire se, voglia di voto a parte, Matteo Renzi tenterà davvero di cercare un’intesa sul Mattarellum: un sistema sostanzialmente maggioritario in grado di garantire la governabilità e, soprattutto, di evitare il ritorno al proporzionale. All’emblema della Prima Repubblica. 
Il capo dello Stato è deciso ad attendere, in quanto è convinto che dalle motivazioni della Corte costituzionale potranno arrivare delle indicazioni utili per comprendere quale strada imboccare. Ad esempio i giudici, nelle loro motivazioni, potrebbero sollecitare di omogeneizzare le norme dell’Italicum appena corrette al sistema elettorale del Senato, ridisegnato da una sentenza analoga nel 2014 quando sempre la Consulta cambiò i connotati al Porcellum. Oppure, al contrario, sostenere che i due sistemi di voto sono compatibili e sostenibili. E dunque avrebbero ragione Renzi e Salvini (il grillino Di Maio ora propone «un Italicum anche per il Senato») quando sostengono che già con queste norme elettorali (il doppio Consultellum) si può andare sparati alle urne anticipate. O, ancora, le motivazioni potrebbero indicare quali tipi di correttivi sono necessari per evitare di consegnare il Paese a una perenne ingovernabilità.

Insomma, in sostanza Mattarella aspetta le motivazioni per valutare fino in fondo se, e come, è possibile mandare il Paese alle elezioni senza una nuova legge elettorale. Ma nel frattempo auspica e spera che, sciolto il nodo della Consulta che ha paralizzato il dibattito sul post-Italicum per cinquanta giorni, il clima del confronto si faccia più costruttivo e possa saltare fuori l’ipotesi di un’intesa.

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