Grasso: via le tasse universitarie. Ma i redditi bassi sono già esenti

Boldrini e Grasso (ansa)
Boldrini e Grasso (ansa)
di Diodato Pirone
Lunedì 8 Gennaio 2018, 10:07
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«Aboliamo le tasse universitarie». E' questa la vera sorpresa che piove dal palco della prima assemblea di Liberi e Uguali, la formazione a sinistra del Pd che si è affidata al presidente del Senato Pietro Grasso. Una proposta che ricorda quella lanciata in Gran Bretagna dal laburista Jeremy Corbyn, (dove l'università è carissima e le esenzioni dalle tasse sono assicurate sonlo agli studenti con voti molto alti) cui LeU si ispira anche nello slogan: «Per i molti, non per i pochi».

La proposta di abolire le tasse universitarie in Italia sul piano del marketing politico è un chiaro segnale all'elettorato dell'area di sinistra ma ha suscitato parecchie perplessità anche fra dirigenti e simpatizzanti di LeU fra i quali non mancano certo professori universitari. «Non sono contrario in linea di principio - ha twettato il professor Gianfranco Viesti - Ma pragmaticamente, vedi i conti pubblici, ritengo accettabile una modesta contribuzione con alta soglia di esenzione di reddito».

Più perplesso l'ex ministro del Tesoro, Vincenzo Visco, presente all'assemblea di LeU: «Penso sia una metafora per dire che c'è diritto allo studio e borse di studio. D'altra parte da noi le tasse universitarie son così basse che non è che abolendole succeda molto. È un segnale importante ma è chiaro che è un tema marginale».

In effetti, la proposta di Grasso dovrebbe vale poco più di 1,5 miliardi di euro, ovvero meno della metà dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa per tutti tanto criticata dall'allora ala sinistra del Pd. Per coprire il buco di bilancio il presidente del Senato vorrebbe far pagare l'equivalente del taglio «agli studenti delle famiglie ricche che frequentano università private» oppure alle «aziende che inquinano».

IL PUNTO
Resta il fatto che sulla base della Finanziaria approvata a fine 2016 gli studenti universitari delle famiglie a raddeto basso, ovvero sotto i 13,000 euro annui, sono già esentate dalle tasse universitarie. Pagano poco anche i figli del ceto medio. Il sistema funziona così: se la famiglia dello studente universitario ha un reddito di 30.000 euro deve sottrare i 13.000 euro di esenzione e pagare il 7% della somma restante. Nel caso specifico il 7% di 17.000 euro determina una tassa di circa 1.200 euro annui ovvero di 100 euro al mese.

Inoltre ogni università, in questo quadro di massima ma sfruttando la propria autonomia voluta dalle ultime riforme, può varare proprie regole. Molte, ad esempio, non fanno pagare nulla per il primo anno agli studenti che escono dalla maturità con il massimo dei voti.

La proposta di Grasso ha suscitato reazioni aspre soprattutto dal Pd anche perché il leader di LeU aveva bocciato pesantemente la proposta renziana di abolire il canone Rai. «A me la proposta di Grassopare un favore ai ricchi e a chi non ha volgia di studiare», spara a zero Francesco Verducci, responsabile Università del Pd.

Tra le linee programmatiche, Grasso ha cita anche il lavoro, con la proposta di abolire il Jobs act, introducendo un contratto a tutele crescenti che ripristini la garanzia dell'articolo 18. La presidente della Camera, Laura Boldrini, anch'essa presente all'evento, ha proposto di lavorare su tre temi per ridurre le disuguaglianze: donne, Europa e digitale.
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