Governo politico, Fico ultima carta
la missione: dialogo con la sinistra

Governo politico, Fico ultima carta la missione: dialogo con la sinistra
di Stefania Piras
Lunedì 23 Aprile 2018, 08:50 - Ultimo agg. 09:56
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Ha passato il fine settimana come sempre, a Napoli in famiglia, guardando in tv la partita Juve-Napoli. Il presidente della Camera Roberto Fico vive queste ore di attesa con lo spirito di responsabilità e «garanzia», parola chiave che ripete in lungo e in largo, che incarna da quando rappresenta la terza carica dello Stato. Fico è consapevole che esplorare una possibile maggioranza a sinistra sarà doveroso e non solo suggestivo, come fanno capire le voci riemerse degli ortodossi (Nicola Morra che boccia la flat tax e quindi la Lega) e i candidati ministri del M5S col cuore a sinistra. Anche se questo vorrà dire rinunciare alla premiership di Luigi Di Maio.

Ma il punto è che capire se il M5S è in grado di firmare un contratto di governo con il Pd preme molto a Sergio Mattarella che dell’intesa gialloverde non ha ancora recepito feedback autentici e affidabili. Inoltre le svolte atlantiste ed europeiste del Movimento fanno credere che i pentastellati possano coabitare con i dem. Fico sa che a Di Maio serve tempo. Quanto? Quello che serve a Salvini se deciderà di sganciarsi da Silvio Berlusconi. E ieri, termine ultimo che Di Maio aveva dato al segretario della Lega per avere una risposta, non è giunto alcun cenno di divorzio imminente. Salvini vuole aspettare fino al 30 aprile quando potrà capire le proporzioni e i tempi per guidare la transumanza dei forzisti verso la sua Lega. «È solo questo ciò che gli interessa», ammette sconsolato un pentastellato pragmatico che al governo gialloverde non smette di credere anche perché «nel Pd non confido». 
Un pragmatico, sì. Perché nelle ultime 48 ore è riemersa la corrente degli ortodossi, quella che solo un anno fa si riconosceva in Roberto Fico. Il presidente della Camera conosce alla perfezione i piani di Di Maio, non lavorerà per disfarli ma il suo principale referente ora è Sergio Mattarella, non è né il capo politico del M5S né il suo garante Beppe Grillo a cui rimane legatissimo: erano insieme a Napoli quando giunse la notizia della morte di Gianroberto Casaleggio e insieme sono partiti per Milano. Ieri l’ex comico sul suo blog ha parlato del tema inquinamento da plastica e lui, Fico, ha voluto dedicare un pensiero identico sulla sua pagina Facebook. Sotto il post c’era anche qualche commento fuori tema come questo: «Roberto!!! Mai con il pd», oppure «Ti prego, non ci vendere al pd».

Fico ha una storia che non rinnega. È un percorso da antifascista, che lo ha visto impegnato nel sociale, e sensibilissimo verso temi come rifugiati e minori. Farà valere la sua sensibilità istituzionale che si è cucito addosso dal 24 marzo, imparata a Palazzo San Macuto. La stessa a cui ha risposto senza se e senza ma, quando gli è arrivato il monito di riprendere in mano il provvedimento sulle carceri che la commissione speciale guidata dai suoi compagni pentastellati aveva silurato.

Gli sguardi rivolti a Fico non sono solo sospettosi. Sono fiduciosi quelli degli ortodossi che stanno rialzando la testa, e che usano le parole di Casaleggio padre: «Il Movimento è leaderless». Che vuol dire? Lo dice una super ortodossa come la senatrice Paola Nugnes: «Undici milioni di italiani hanno votato il M5S e il suo programma». E aggiunge: «Con la Lega non condividiamo principi importanti sui diritti civili, l’accoglienza e la gestione della sicurezza, il sistema fiscale, la questione meridionale e tanto altro ancora». C’è poi Luigi Gallo, accanto a Fico nei giorni neri di Rimini, che dice: «È ora di parlare pubblicamente del programma di cambiamento: reddito di cittadinanza, e rivoluzione culturale ». Infine c’è il senatore Mauro Coltorti, già candidato ministro all’Ambiente, che ha già un’idea per il prossimo presidente della Repubblica: Nino Di Matteo.
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