Il premier sale al Colle: così Gentiloni prepara la transizione

Il premier sale al Colle: così Gentiloni prepara la transizione
di Marco Conti
Giovedì 22 Marzo 2018, 09:43
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L'ultimo Consiglio Europeo e la penultima visita al Quirinale prima delle dimissioni. I duecento giorni a palazzo Chigi di Paolo Gentiloni terminano domani con l'insediamento delle nuove Camere. I numeri di palazzo Madama e di Montecitorio hanno fatto svanire le ipotesi avanzate alla vigilia del voto di un possibile prolungamento del governo in carica che da domani resterà al suo posto solo per il disbrigo degli affari correnti sino all'arrivo di un nuovo esecutivo.

Un tempo che rischia di non essere breve, vista la mancanza di un vincitore vero alle elezioni del 4 marzo e le difficoltà che incontrano i partiti ad avviare un confronto. È comunque intenzione del premier garantire un governo al Paese senza tirare i remi in barca ma gestendo gli affari correnti tenendo conto anche delle forze politiche e dei nuovi equilibri che sono stati determinati dal voto. Un «metodo» che è stato già applicato al momento del prolungamento dell'incarico dei vertici dei servizi segreti e che verrà applicato ancora qualora lo richiedano le circostanze legate ad un'eventuale lunga fase di crisi.
 
L'insediamento delle nuove Camere che avverrà domani, e la conseguente elezione dei rispettivi presidenti, rendono il passaggio di Gentiloni al Quirinale per incontrare Sergio Mattarella un atto di cortesia che «certifica» il passaggio dell'esecutivo ad una situazione di prorogatio destinata a durare sino all'arrivo del nuovo inquilino. Di tutto questo ovviamente non si è parlato ieri nel tradizionale pranzo al Quirinale che precede i consigli europei. Gentiloni, accompagnato dai ministri Alfano, Minniti, Calenda, Boschi e dal sottosegretario Gozi, nella colazione al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha discusso dei temi legati al Consiglio europeo.

I tempi per l'arrivo di un nuovo presidente del Consiglio non si annunciano brevi, ma l'insediamento delle nuove Camere - che ovviamente non hanno dato e non daranno la fiducia all'esecutivo in carica - trasforma il governo Gentiloni in una sorta di governo tecnico provvisto però di tutti i poteri per prendere anche decisioni importanti qualora le circostanze lo richiedano. Esempi in tal senso non mancano - nel 1998 il governo decise di concedere le basi militari italiane nel corso della guerra del Kosovo - come non mancheranno le emergenze da affrontare. Sin da ora si annuncia ancora lavoro per i ministri Padoan e Minniti. Il primo è già all'opera sul Def e non è escluso che debba occuparsi anche di come impostare la manovra di bilancio. Migranti ed emergenza sbarchi, legati anche al prevedibile miglioramento delle condizioni del meteo e del mare, il tema che impegnerà il ministro dell'Interno.

Con le consultazioni che iniziano dopo Pasqua e le difficoltà che i partiti incontrano anche nel trovare un accordo sui presidenti delle Camere, è concreto il rischio di una lunga fase di trattative prima della formazione di un nuovo governo. Anche in questo caso i precedenti aiutano a capire. Analoga situazione si venne a realizzare nel 1953 con il settimo governo De Gasperi e nel 2006 con il terzo governo Berlusconi. Tempi lunghi anche stavolta anche se l'Italia non ha la forza della Germania per reggere sette mesi di governo in prorogatio, tantomeno la «leggerezza» della Spagna che solo dopo un anno è riuscita a mettere insieme un governo.
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