La manovra sul tavolo dell'Ue, Juncker chiama Conte: prove di dialogo

La manovra sul tavolo dell'Ue, Juncker chiama Conte: prove di dialogo
di Marco Conti
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 11:00 - Ultimo agg. 15:43
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«Non c'è fretta e non spetta ai capi di Stato e di governo valutare i budget degli altri stati». La telefonata a palazzo Chigi promessa in mattinata, Jean Claude Juncker la fa dopo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha concluso alla Camera l'informativa sul consiglio europeo che inizia domani a Bruxelles. Poche ore prima, il presidente della Commissione Ue aveva espresso le sue preoccupazioni per le violazioni contenute nella manovra alle regole di bilancio europee, ma raccontano che toni e contenuti della conversazione con Conte siano stati completamente diversi. Juncker sembra aver escluso che al pranzo di domani i Ventisette possano parlare di Italia e della sua legge di bilancio. Anche perché Conte ha spiegato a Juncker che sarà il ministro Tria a spiegare al commissario Moscovici i contenuti della manovra che ha definito «ben strutturata» con un deficit destinato a rientrare negli anni successivi.
 
Cautele e cordialità che nascondono un tentativo di mediazione e la volontà di Bruxelles di non volersi esporre prima di conoscere nel dettaglio non solo la manovra, ma anche il contenuto dei disegni di legge ad essa collegati. I numeri già noti - il 2,4% nel rapporto deficit-pil e l'aumento del debito dello 0,8% a fronte di un impegno di riduzione dello 0,6% - sarebbero sufficienti per bocciare il testo, ma la Commissione ha deciso di adottare una strategia low-profile.Le parole tranquillizzanti di Juncker hanno fatto tirare un sospiro di sollievo al premier che temeva di finire domani sul banco degli imputati proprio per la volontà dei leader-falchi dei paesi del Nord Europa di contestare da subito all'Italia la volontà di sforamento. Permettere al premier olandese Mark Rutte di aprire un dibattito sulle scelte italiane, sarebbe però stato pericoloso. Anche perchè avrebbe costretto a schierarsi tutti coloro che in patria hanno a che fare con partiti sovranisti che poco o niente intendono concederci. E' il caso della Cancelliera Merkel, che presto in Assia si scontrerà di nuovo alle elezioni con Afd. Così come dei leader dei paesi di Visegrad, in testa l'ungherese Orban che alla sua destra ha i supernazionalisti di Jobbik, o del presidente francese Macron che, oltre a dover giustificare il suo 2,9%, deve tenere a bada la xenofoba Marine Le Pen. Prender tempo, quindi, tenendo di riserva la carta di scatenare contro l'Italia i paesi del Nord Europa e quelli - come Spagna, Grecia e Portogallo - che hanno subito programmi di rientro dal debito molto pesanti. Meglio, ora, adottare con l'Italia la strategia che Bruxelles ha in atto con il Regno Unito. Ovvero una trattativa lunga ma ferma, costellata da una prima lettera di richiesta di chiarimenti - che potrebbe arrivare la prossima settimana - e di una risposta che il ministro dell'Economia inviare nella settimana successiva.

Nell'attesa l'arrivo a Roma del commissario Ue agli Affari Economici Pierre Moscovici che sempre domani incontrerà oltre a Tria il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Contemporaneamente sarà Conte ad incontrare, a margine del consiglio europeo, i principali leader della Ue, Merkel in testa, per spiegare la manovra e le misure in essa contenute. Tempi lunghi e tanta acqua sul fuoco, quindi, nell'attesa che si pronuncino anche le agenzie di rating sulla sostenibilità del debito italiano. Il 26 del mese toccherà a S&P e il 31 a Moody's. Un declassamento dell'affidabilità italiana sui mercati, che a palazzo Chigi si dà per molto probabile, permetterebbe alla Commissione di agire senza essere, forse, accusata di averlo procurato. Senza togliere a M5S e Lega l'argomento elettorale di voler vincere le elezioni di maggio per avere una Commissione molto, più benevola. Sovranisti permettendo.

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