Genova, lo strano caso dell'ispettore che indaga su se stesso: «Ho chiarito tutto a Toninelli»

Genova, lo strano caso dell'ispettore che indaga su se stesso: «Ho chiarito tutto a Toninelli»
di Sara Menafra
Martedì 21 Agosto 2018, 09:44
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GENOVA - L'architetto e capo del Provveditorato alle opere pubbliche liguri Antonio Ferrazza si sente sicuro del fatto suo. Ieri, il ministro Danilo Toninelli, che l'ha voluto a capo della commissione ministeriale incaricata di valutare tutte le cause della strage del viadotto di Genova l'ha chiamato per chiedergli chiarimenti. Il giorno prima L'Espresso on line ha pubblicato i documenti dell'intera istruttoria con cui il suo ufficio ha detto ok al mega appalto che Autostrade aveva messo in agenda a partire dal prossimo autunno proprio per consolidare il viadotto Morandi.
 
In quel sì, passato per le mani di circa trenta esperti, si dice anche che il viadotto Morandi era indebolito e che gli stralli 9 e 10, proprio quelli che sono collassati, avevano una capacità ridotta del 20%. E si mettono sotto accusa alcune tecniche usate dagli esperti di Autostrade per la valutazione della qualità del cemento. Alcune tecniche per i carotaggi del cemento, si legge, portano a sovrastime anche del 100% della resistenza del cemento. E «lo sclerometro usato da Autostrade ha un margine di errore del + o 80%». Insomma, il Provveditorato sapeva del rischio e non ha fatto nulla per bloccare il viadotto? Avrebbe dovuto bloccare il passaggio delle auto?
«Se mi si chiede se in quei documenti che ci ha inviato il concessionario c'era un campanello d'allarme, la mia risposta è no: non c'erano campanelli. Abbiamo suggerito tecniche più moderne di valutazione ma non pensavamo che quelle usate mettessero a rischio la sicurezza complessiva del ponte. Poi ovviamente starà alla magistratura e agli inquirenti che oggi sono venuti a prendere l'intero incartamento valutare se la responsabilità di quanto è accaduto è anche mia. Io, che non faccio ferie da tre anni e cerco di valutare ognuno dei lavori pubblici con uguale attenzione, penso che abbiamo fatto tutto quello che potevamo, in tempi celeri».

Toninelli ha valutato per tutta la giornata la situazione e in serata la decisione non era ancora presa. E' chiaro che dalle parti del Mit non hanno gradito il fatto che Ferrazza, pur avendo lavorato in emergenza, non abbia mai sottolineato al ministro il fatto che sia lui sia l'ingegner Antonio Brencich avevano già firmato un parere scritto sui lavori preventivati da Autostrade. Un'accortezza che avrebbe potuto evitare l'impatto mediatico della notizia arrivata domenica sera anche se, sempre dal ministero, dicono anche che l'architetto ha alcune buone argomentazioni.

A impensierire Toninelli e i suoi è anche la perquisizione di ieri nella sede del Provveditorato. Perché anche i pm hanno confermato che tra gli argomenti che saranno affrontati e valutati c'è anche quello dell'efficienza delle strutture di controllo. Non è solo il concessionario, in questo caso Autostrade, a decidere se un percorso debba essere vietato al traffico di automobili o dei soli autocarri. Ferrazza dal canto suo dice appunto di sentirsi tranquillo, sia della valutazione data, sia dei tempi: «Ho detto al ministro che abbiamo lavorato in modo efficiente, il progetto di Autostrade ci è arrivato a dicembre e a marzo lo avevamo licenziato, non siamo stati inefficienti anzi, in pochi mesi abbiamo valutato e detto al concessionario che poteva andare avanti». E su Bruno Santoro, uno dei commissari che avrebbe collaudato alcuni lavori di Autostrade: «I funzionari che lavorano all'esterno sono sottoposti a regole rigide, per me non cambia nulla».
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