Fioroni: «Il governo vada avanti
per adesso occupiamoci del Pd»

Fioroni: «Il governo vada avanti per adesso occupiamoci del Pd»
di Paolo Mainiero
Mercoledì 15 Febbraio 2017, 09:11
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Giuseppe Fioroni ne è convinto, il congresso può davvero aprire nel Pd una nuova fase. L'ex ministro dell'Istruzione, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro, legge nella strada indicata da Renzi il tentativo di costruire il partito non più solo su una leadership ma su una piattaforma di valori. Il percorso indicato da Renzi in direzione porta al congresso anticipato.

È un percorso che la convince?
«La necessità di fare il congresso sta al di là del voto della direzione. Ho apprezzato in Renzi lo sforzo oggettivo di andare al congresso per dotare il Pd di ciò che occorre perchè si torni ad appartenere orgogliosamente al partito. Renzi ha parlato di valori, di identità, di appartenenza. Mi è sembrato, il suo, uno sforzo culturale importante».

È un Renzi che ha capito la lezione della sconfitta al referendum?
«Renzi ha maturato l'idea che occorre dare più spazio ai valori e ai contenuti perchè la sfida della politica si gioca offrendo agli italiani qualcosa di condiviso. È lo sforzo più importante che Renzi ha fatto. Egli stesso ha ammesso che si è chiusa una fase. Se ne apre una nuova in cui il leader avverte la priorità di dover generare un sistema di valori e un programma. È una sfida che interrompe venti anni di tentativi, da Berlusconi in poi, di ridurre la politica alla scelta del leader e prova a restituire centralità ai nostri elettori intorno a una comune identità. È uno sforzo a cui dovrebbe partecipare tutto il Pd».

Eppure ancora ieri Bersani ventilava il rischio di una scissione.
«Mi auguro che la scissione non ci sia. Ma se proprio dovrà esserci si faccia su motivi veri e non sul timing del congresso».

Il congresso spinge in avanti la data del voto?
«Credo che il governo debba giustamente lavorare per risolvere i problemi degli italiani e se il Parlamento, dove il Pd è partito di maggioranza sia al Senato che alla Camera, lo sostiene può e deve andare avanti. Quando non ci saranno più i tempi e le condizioni si prenderà atto che la legislatura è finita. Ora occupiamoci del Pd. Eviterei tempeste in un bicchier d'acqua. Il danno maggiore che si potrebbe fare è parlare tutti i giorni di quando scade il governo con il rischio di accelerare i tempi di scadenza e fargli perdere autorevolezza».

A proposito di valori, il Pd nacque con una vocazione maggioritaria. È un valore ormai smarrito?
«Quando parlo di valori mi riferisco ai valori radicati nell'animo profondo della società italiana. Mi riferisco alla dignità, alla solidarietà, alla sussidiarietà, al rispetto, al lavoro, all'attenzione agli ultimi. Mi riferisco al ceto medio che si è drammaticamente impoverito. Vorrei ricordare una bella frase di Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose: Noi tutti siamo abituati ai poveri guardandoli da lontano e ci sembrano normali e naturali. Con i poveri dobbiamo entrare in relazione, dobbiamo farli nostri con azioni politiche e di governo».

E la vocazione maggioritaria?
«La Consulta ha creato lo sbarramento al 40 per cento, personalmente ho proposto che il premio fosse dato alla coalizione. Bisogna prendere atto che, al di là delle nostre aspirazioni, occorre fare tesoro dell'insegnamento di Aldo Moro il quale sosteneva che nei momenti di innovazione e di cambiamento è indispensabile allargare la base democratica del consenso e saper costruire una rete di alleanze che sia tale da determinare una base di valori fondanti e condivisi».

La coalizione va allargata a sinistra, magari guardando alla proposta di Pisapia, o verso il centro?
«Se si pensa a una coalizione è naturale pensare a una coalizione di centrosinistra che abbia come perno il Pd. Nell'alleanza ci può stare la sinistra che non si riconosce nel Pd, ma ci possono stare anche quelle esperienze con le quali abbiamo governato insieme nei mille giorni del governo Renzi e che ora sostengono Gentiloni. Liquidare questa alleanza come fatto sporadico sarebbe un errore».
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