Difesa comune Ue, il piano che vale 100 miliardi. Per l'esercito sussidi alle aziende delle armi, ecco la strategia

Il piano per la nuova Commissione sarà finanziato con gli Eurobond. Aiuti alle aziende europee e politica industriale coordinata

Difesa comune Ue, il piano che vale 100 miliardi. Per l'esercito sussidi alle aziende delle armi, ecco la strategia
Difesa comune Ue, il piano che vale 100 miliardi. Per l'esercito sussidi alle aziende delle armi, ecco la strategia
di Gabriele Rosana
Lunedì 19 Febbraio 2024, 00:02 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 07:01
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Mettete da parte il Green Deal. La prossima Commissione europea avrà una priorità inedita in cima alla sua agenda politica: la difesa comune. Una nuova corsa al riarmo da sostenere con una centrale di acquisti Ue, come ai tempi dei vaccini anti-Covid o dei volumi di gas in risposta al caro-energia, e da finanziare con un grande ritorno, dopo l’esperienza del Recovery Plan nell’ora più buia della pandemia: l’emissione di altro debito comune, attraverso appositi Eurobond per la difesa. 

LA DISCESA IN CAMPO

Per Ursula von der Leyen, che prima di diventare, cinque anni fa, presidente della Commissione, era ministra della Difesa della Germania, è in un certo senso un ritorno alle origini. Oggi a Berlino parteciperà a un evento elettorale del suo partito, la Cdu, nel corso del quale dovrebbe ufficializzare la corsa a un secondo mandato a palazzo Berlaymont, ma la riserva è stata parzialmente già sciolta durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco: «Se dovessi essere io a presiedere la prossima Commissione, vorrei avere un commissario alla Difesa». 

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Una prima assoluta per l’esecutivo di Bruxelles, per cui il nome che circola con insistenza è il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski. A lui spetterà realizzare il piano per risollevare le sorti e lo sviluppo tecnologico dell’industria europea degli armamenti così da spendere «non solo di più, ma meglio», ha detto von der Leyen al Financial Times: «Gli Stati Ue vogliono nuovi carri armati? Bene, facciano squadra!». La direzione generale della Commissione (una sorta di dipartimento ministeriale) che si occupa di Difesa esiste da tre anni, ma finora la responsabilità politica è stata demandata al titolare dell’Industria, il francese Thierry Breton. Che, a inizio gennaio, aveva fatto di conto, indicando che l’Ue dovrebbe stanziare almeno 100 miliardi per i sussidi alle aziende delle armi.

Tra una settimana, il 27 febbraio - ma il calendario potrebbe ancora cambiare -, il capo della diplomazia Ue Josep Borrell e la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager alzeranno invece da Strasburgo il sipario sulla strategia industriale per la difesa Ue e su un nuovo strumento finanziario, nome in codice Edip, chiamato a mobilitare gli investimenti comuni. A cominciare proprio da un Recovery Plan in miniatura (per Edip Breton aveva ipotizzato 3 miliardi) con l’obiettivo di stimolare la produzione continentale facendo leva su sovvenzioni pubbliche. Cioè quegli Eurobond per la difesa che nelle capitali trovano da tempo ormai più di uno sponsor di livello: non solo il presidente francese Emmanuel Macron, sostenitore tra i più in vista del “made in Europe”, ma pure governi solitamente su posizioni rigoriste ma molto attivi sul fronte geopolitico, come quelli del Baltico.

Il focus di lavoro per la difesa Ue, insomma, rimane economico; fare altrimenti, ragionano a Bruxelles, e avventurarsi in un piano per la creazione di un esercito comune rischierebbe di andare contro i Trattati che assegnano la responsabilità della politica militare ai singoli Paesi e il coordinamento all’Alto rappresentante. Ma far emergere la dimensione industriale della difesa sarebbe un primo, significativo passo. 

I NODI

Dall’inizio della guerra russa in Ucraina, due anni fa, circa il 70% degli acquisti europei di equipaggiamenti militari è stato effettuato da aziende degli Stati Uniti, che producono senza sosta e fanno la parte del leone nelle classifiche internazionali di settore. Nella sua strategia per incentivare il rafforzamento della base industriale Ue, Bruxelles potrebbe da subito rendere strutturali ed espandere due iniziative testate di recente: da una parte Edirpa, lo strumento dal valore di 300 milioni di euro che consente un rimborso Ue (ad oggi solo parziale) degli acquisti se almeno tre Paesi membri formano un consorzio per partecipare agli appalti; dall’altra Asap, il regolamento che stanzia, in via emergenziale, 500 milioni di euro per la fabbricazione di missili e munizioni da inviare a Kiev e per ripristinare le scorte dei Ventisette. 

Anche la Bei, la Banca europea per gli investimenti, sarà chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nell’erogazione di incentivi alle imprese: i ministri delle Finanze ne parleranno venerdì, all’Ecofin informale nella città belga di Gand. La richiesta che arriverà dai governi Ue è che la Cdp comunitaria eroghi più prestiti ai progetti in materia di difesa. 

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