Esposito, lo staffista di Di Maio che inciampa sui tweet omofobi

Esposito, lo staffista di Di Maio che inciampa sui tweet omofobi
di Gigi Di Fiore
Venerdì 12 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 13:33
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Si è fidato troppo della Rete e dei social. Proprio quelle fonti di informazione che i 5 Stelle ritengono più affidabili. Invece, per Enrico Esposito, giovane avvocato acerrano amico di Luigi Di Maio che lo ha nominato vice capo dell'ufficio legislativo al Ministero dell'economia, l'uso disinvolto di Twitter rischia di diventare un boomerang. L'Espresso ha fatto le pulci ai tweet di Esposito e ne ha scovati alcuni dal tenore imbarazzante per un giovane di una famiglia che tutti ad Acerra conoscono per le tradizioni comuniste e socialiste da tre generazioni. «Dichiarazioni vergognose, sessiste e omofobe» scrive l'Espresso. E le riporta: «In un Paese serio Vladimirluxuria va in galera, non in Parlamento». Oppure: «Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa». O ancora: «Dolce e Gabbana chiusi per indignazione. Ma si può sempre entrare nel retro». E così via su questa scia.
 
Tommaso, il padre di Enrico, è stato per due anni sindaco di Acerra. Di lunga militanza socialista, medico, cultore di storia locale, giornalista in passato collaboratore anche di Paese Sera, considera queste frasi una «goliardia» che andava subito rimossa dalla Rete. «Risalgono a quando Enrico con alcuni amici aveva una radio sul web con un programma satirico», dice. Ad Acerra molti sono meravigliati. Il nonno di Enrico, Gennaro, era socialista e doveva nascondersi, quando Mussolini era in visita da quelle parti. Guidò la rivolta contro i tedeschi e morì da funzionario di ambasciata. Uno zio, Franco, comunista, era molto amico di Giorgio Napolitano che spesso pranzava con lui quando passava per Acerra. Anche Enrico ai tempi dell'Università a Napoli ha avuto esperienze nei movimenti studenteschi dove ha conosciuto Di Maio diventandone amico.

«Chi mi conosce sa benissimo che nella mia vita ho sempre avuto la passione per la satira e per il black humour - scrive Enrico in un lungo post su Facebook - Proprio nel periodo di quei tweet avevo creato un personaggio radiofonico, che impersonava il mio alter ego razzista, omofobo, sessista e addirittura antimeridionale (proprio io che sono napoletano!)».

Il nome del personaggio si presta a doppi sensi: Gianni il Riccone. Anche la radio aveva un nome improbabile: Bleb radio. Dopo aver tentato il concorso notarile, Enrico Esposito ha lavorato in uno studio di avvocati a Milano prima di trasferirsi a Roma per l'impegno al ministero con Di Maio. Si definisce «un tecnico» e, fuori dal post ufficiale, si dice «dispiaciuto e turbato dall'equivoco che si è creato».

Ma sui social si scatenano mitragliate di reazioni. Post, tweet, commenti velenosi o ironici. Come quello di Luxuria su Twitter: «Non ho rubato, non ho corrotto, quale reato mi contesta: divieto di trans-ito?». Maria Elena Boschi ci va giù duro: «Chi dice cose simili non è degno di lavorare per il governo italiano. #vergogna». Ivan Scalfarotto evidenzia come, subito dopo la diffusione dello scoop dell'Espresso, il profilo Twitter di Esposito non sia più pubblico «Omofobo e sessista, fa ovviamente carriera nel #M5S e da stamattina si è messo a nascondere i suoi tweet. Omofobo, sessista e pure vigliacco». David Sassoli chiede, senza mezzi termini, l'allontanamento di Esposito dal ministero: «Caro Giggino #DiMaio, visto che servono quattrini per la #ManovraDelPopolo non è che ci fai risparmiare 65mila euro l'anno cacciando a pedate il tuo amico omofobo e sessista?».

Cosciente di essere stato ingenuo a lasciare quei tweet in rete, Enrico Esposito parla di «macchina del fango» e di «decontestualizzazione delle frasi, che sono state riprodotte prive delle foto di Gianni il Riccone». Poi, alla fine, l'accorata auto difesa, che richiama i trascorsi politici: «La cosa che più mi ha fatto male è che quelle frasi siano state utilizzate contro di me per farmi sembrare un razzista, un sessista, un omofobo. Proprio io, che ai tempi delle lotte studentesche al liceo e all'università, mi sono sempre impegnato in prima persona, portando avanti battaglie sui diritti civili. Tutto cancellato da 4 battute di cattivo gusto che non rappresentano affatto, e addirittura sono l'opposto, di quello che è il mio pensiero su queste tematiche». Ma il caso è esploso e la polemica corre sui social.
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