Elezioni, la tattica di Gentiloni: resterà lontano dai palchi, più premier che candidato

Elezioni, la tattica di Gentiloni: resterà lontano dai palchi, più premier che candidato
di Marco Conti
Sabato 30 Dicembre 2017, 09:50 - Ultimo agg. 31 Dicembre, 09:41
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«Ma una campagna elettorale non l'ha mai fatta in vita sua non vedo perché dovrebbe cominciare ora!». Chi conosce Paolo Gentiloni sin dai tempi del Campidoglio non ha dubbi sul profilo che il presidente del Consiglio terrà nei 65 giorni che mancano alla data del voto. Il giorno dopo aver decretato, insieme a Sergio Mattarella, lo scioglimento delle Camere, Gentiloni si è subito rituffato nell'attività di governo. Il consiglio dei ministri che ieri ha dato il via libera ad alcuni decreti attuativi sulle intercettazioni e ha decretato lo stato d'emergenza in alcuni comuni dell'Emilia, è solo un antipasto di quel «c'è un governo e governerà» annunciato solo il giorno prima.

D'altra parte che la gestione degli affari correnti obblighi il governo ad interessarsi anche della gestione degli affari «accorrenti» non è una novità di questa legislatura. Se non fosse che stavolta è molto più incerta la possibilità di poter passare, su molte faccende, la palla rapidamente al nuovo esecutivo. Quindi meglio fare che rinviare. Sulle intercettazioni come sulle missioni all'estero. Sull'Ilva come su Alitalia. Riservandosi, se necessario, di informare i leader di partito, di maggioranza come di opposizione. Con uno di questi, Matteo Renzi, il rapporto continua ad essere costante e, a dispetto di qualche ricostruzione, la sintonia e il rispetto tra i due è fuori discussione. Ovviamente i ruoli saranno diversi anche in campagna elettorale e così anche le agende. Dopo qualche giorno in Trentino con la moglie per praticare un po' di sci di fondo, la prima occasione pubblica del presidente del Consiglio sarà il 7 gennaio a Reggio Emilia per festeggiare il Tricolore. Qualche giorno dopo, il 10, riceverà a Villa Madama i capi di stato e di governo dei paesi del Mediterraneo, compreso il presidente francese Macron con il quale avrà un bilaterale il giorno seguente.
 
Ma se sarà difficile, se non impossibile vederlo su un palco, le occasioni pubbliche non mancheranno. Comprese le «uscite» televisive che sfuggono alle ferree regole della par condicio, peraltro ancora non emanate da una commissione di Vigilanza e dal suo presidente, Roberto Fico, che sembra essere stato preso in contropiede dallo scioglimento delle camere. Una campagna elettorale su misura al ruolo, non significa però presa di distanza dal Pd. Entro metà del mese prossimo Renzi convocherà una direzione per discutere delle candidature nei collegi e Gentiloni - assicurano i suoi - «non mancherà come non ne ha mai mancata una».

D'altra parte sul concetto, divenuto di fatto slogan, «Pd foza tranquilla di una sinistra di governo contro il partito dei no», Gentiloni e Renzi si ritrovano ed è ovvio che tocchi più al segretario del Pd scendere nella mischia dei confronti e delle polemiche. La data della prima riunione delle camere fissata nell'ultimo giorno utile, il 23 marzo, in modo da avvicinarsi il più possibile alle vacanze pasquali, servono a stemperare il clima del dopo voto che si annuncia rovente in caso di stallo. Ma proprio perché le elezioni «non sono mai un passaggio drammatico», come avverte il capo dello Stato, occorrerebbe una campagna elettorale dai toni contenuti. Tenersi un po' fuori dalla mischia, come intende fare e come raccontano i suoi, non significa per Gentiloni lavorare per succedere a se stesso, quanto «proteggere il ruolo da presidente del Consiglio di un governo che rischia di dover restare in piedi chissà per quanti mesi ancora».

«Farò campagna elettorale visto che i governi non sono super partes», ha spiegato ieri l'altro. Un modo per tenere insieme i due ruoli e anche la consapevolezza che in fondo anche il suo destino è legato a quello del Pd.
 

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