Astensione, il monito del Colle: «Ora nessuno si chiami fuori»

Astensione, il monito del Colle: «Ora nessuno si chiami fuori»
di Paolo Cacace
Giovedì 18 Gennaio 2018, 10:15 - Ultimo agg. 10:38
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Un monito perentorio contro l'astensionismo, ma anche una riaffermazione delle regole del gioco e un richiamo ai principi condivisi: la Costituzione («settant'anni ben portati, una Carta da rispettare in ogni sua parte») e l'Europa («I Paesi membri devono garantire un supplemento d'anima»).

Sergio Mattarella è evidentemente allarmato dei toni in vista del 4 marzo, con le forze politiche poco disposte ad avanzare ai cittadini quelle proposte «comprensibili e realistiche», necessarie per battere l'astensionismo e il virus dell'antipolitica. In un'intervista concessa a Famiglia cristiana, oggi in edicola, il capo dello Stato usa parole forti, rivolte a tutti. «Nessuno deve chiamarsi fuori o limitarsi a guardare», avverte Mattarella spiegando così il suo pensiero: «Non ho mai condiviso l'osservazione che, in fondo, va bene così perché molte democrazie sono caratterizzate da basse affluenze». E soggiunge: «L'Italia ha una tradizione di ampia partecipazione. Una sua forte diminuzione costituirebbe il sintomo di un indebolimento della fiducia nelle istituzioni comuni e quindi uno stato di salute meno florido della democrazia». Dunque: il rischio è molto alto.
 
Niente qualunquismo. Serve senso di responsabilità da parte di tutti. «Non si può configurare una contrapposizione - avverte ancora Mattarella - tra istituzioni mal frequentate e una mitizzata ideale società civile: sappiamo che non è così». Insomma, anche i cittadini devono essere disponibili ad un dialogo, a sollecitazioni costruttive, al desiderio-dovere di comprendere ed eventualmente criticare scelte politiche prima di giudicarle sommariamente». Sì, perché se è vero che «la responsabilità verso la nostra comunità nazionale ricade anzitutto e in maniera prevalente su chi ha chiesto ed ottenuto di assumere compiti istituzionali è altrettanto vero che essa si pone a ciascuno di noi cittadini. Ergo: «nessuno deve chiamarsi fuori o limitarsi a guardare». Mattarella non ignora le ragioni del malessere sociale (disgregazione e risentimento)soprattutto nel Sud, a cominciare dal lavoro che manca e «resta l'emergenza principale del nostro Paese» malgrado i miglioramenti registrati negli ultimi mesi. Ma - soggiunge - l'Italia ha le risorse e le capacità per rispondere positivamente alle sfide. Il Capo dello Stato parla anche di Europa. «Vi è una finestra temporale da utilizzare, fino alle elezioni del 2019 per il Parlamento europeo. Dopo quell' appuntamento, si presenterà un altro orizzonte. Si profilano due diverse sensibilità: una che tende a un'immagine di Europa fortezza, divisa al proprio interno da una mediocre contesa circa l'accaparramento di residui benefici, l'altra consapevole che i valori di libertà e democrazia, benessere e diritti, su cui si fonda l'idea di Europa - come ha dimostrato la lungimirante e generosa inclusione dei popoli dell'area centro-orientale del continente reduci dall'esperienza sovietica - sono validi laddove vengano condivisi con i Paesi a noi geograficamente vicini».

Infine, l'omaggio a papa Francesco. Spiega Mattarella: «È un punto di riferimento per credenti e non solo, sono entusiasta del suo magistero».
 
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