Delrio: Sud, una missione storica
l'autorità portuale a Napoli

Delrio: Sud, una missione storica l'autorità portuale a Napoli
di Francesco Pacifico
Domenica 31 Luglio 2016, 10:12 - Ultimo agg. 17:58
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«La nascita dell’autorità di Napoli e la nomina dei suoi organismi non sarà bloccata, anzi azzera i contenziosi in atto. E sarà istituita secondo i principi di governance previsti nella nuova riforma». Lo afferma, in un’intervista al Mattino, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. L’organismo si farà, dunque, e Salerno «avrebbe fatto bene - sostiene Delrio - ad accettare la sfida». Per quanto riguarda la governance per il Porto di Napoli, «a breve farò una chiamata di avviso pubblico e chiederò in tutt’Italia, a tutti quelli che ambiscono a questo incarico, d’inviarmi i loro curriculum. Non sarà una selezione per appartenenza politica». Per il ministro «la politica deve avere il coraggio di unire territori, che sono separati da gap sociali ed economici. La nostra, e lo dico senza enfasi, è soprattutto una scommessa storica».

Ministro Delrio, che succede in Campania?
«L’organismo di Salerno ha sempre espresso i suoi dubbi e la necessità di avere più tempo per completare alcune procedure in atto. La storia del porto di Napoli invece è molto travagliata. Finalmente siamo a una svolta. A breve partirà la gara per cominciare le operazioni di dragaggio. Giovedì è stata approvata la variante di bilancio per dare l’avvio alle gare. Da qui parte una stagione molto ambiziosa per risolvere problemi molto profondi».

Il candidato per l’Aps resta Andrea Annunziata?
«A breve farò una chiamata di avviso pubblico e chiederò in tutt’Italia, a tutti quelli che ambiscono a questo incarico, d’inviarmi i loro curriculum. Non sarà una selezione per appartenenza politica».

A quando le nomine?
«Avevo promesso di concludere tutto entro l’estate. Che finisce però il 21 settembre. Adesso abbiamo pubblicato il decreto, ma ho intenzione rispettare la scadenza».

Dopo la Salerno Reggio Calabria c’è il Ponte sullo Stretto. O la Napoli Palermo ferroviaria, come la chiama lei.
«Prima però io vorrei soffermi sulla velocizzazione dei binari verso Reggio Calabria – finalmente viaggeremo anche noi a 220–230 chilometri orari come tutti gli altri Paesi europei – o sul raddoppio della Napoli Bari, dove sono partite le gare per i primi due cantieri. Tutto questo sistema d’infrastrutture va letto nel tentativo di mettere in contatto le diverse città del Sud distanti anni luce tra loro. Eppoi c’è stato l’incidente in Puglia del 12 luglio. Ho conservato in un fazzoletto la terra di Corato dove c’è stata la collisione. L’ho fatto per ricordarmi che in pochi chilometri di ferrovia, per una serie di ritardi, non si è potuto portare lo stesso livello di sicurezza degli altri 17mila della rete italiana».

Non è che voi al Sud, oltre alla faccia, vi giocate anche la permanenza al governo?
«Dicono che stiamo troppo al Sud. Il consenso c’entra poco. Quando facevo il ricercatore universitario ho conosciuto colleghi meridionali che erano contesi da tutti gli atenei mondiali. Il materiale umano non manca e sarebbe capace di risollevare il Mezzogiorno da solo, se solo avesse gli strumenti. La politica deve avere il coraggio di unire territori, che sono separati da gap sociali ed economici. La nostra, e lo dico senza enfasi, è soprattutto una scommessa storica».

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