Cms, Davigo: «Non ho fatto vedere i verbali a Morra». E minaccia querela a Renzi

Davigo sul caso Amara: «Non c'entro nulla con la diffusione dei verbali». E attacca Renzi
Davigo sul caso Amara: «Non c'entro nulla con la diffusione dei verbali». E attacca Renzi
Martedì 11 Maggio 2021, 21:02 - Ultimo agg. 12 Maggio, 09:41
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Pircamillo Davigo, ex consigliere del Csm, è intervenuto a DiMartedì, la trasmissione televisivaa condotta da Giovanni Floris e in onda in prima serata su La7. Davigo ha voluto chiarire la sua posizione a proposito della divulgazione dei verbali dell'avvocato Piero Amara e dell'indagine a carico della sua ex segretaria. «Il senatore Morra ricorda male e dice anche delle cose fantasiose. Non è vero, non gli ho fatto vedere nessun verbale. Il senatore Morra, presidente della commissione Antimafia, è venuto da me e voleva in quel momento parlare con Ardita, con il quale avevo interrotto i rapporti perché in passato si erano verificati alcuni fatti che avevano fatto venire meno il rapporto fiduciario», ha detto Davigo.

«Morra voleva che parlassimo insieme con Ardita, siccome insisteva, l'ho preso in disparte e gli ho chiesto di uscire dalla mia stanza. Non gli ho fatto vedere alcun verbale per la semplice ragione che il senatore Morra dice che non gli ho detto di che Procura si trattava. Ora si dà il caso che sui verbali c'è scritto su ogni foglio qual è la Procura». «L'ho fatto uscire e gli ho spiegato che oltre alle altre ragioni per cui non volevo parlare con Ardita c'è anche una questione che potrebbe riguardare una associazione segreta.

E gli ho ricordato che nella sua qualità di pubblico ufficiale, come presidente dell'Antimafia, era tenuto al segreto. Non l'ho detto al bar, l'ho detto al presidente della commissione Antimafia».

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«L'iscrizione della notizia di reato deve avvenire immediatamente dice il Codice, non è che il pubblico ministero può decidere di non procedere» - ha proseguito Davigo. «Se decide di non procedere deve chiedere l'archiviazione al giudice. Storari mi dice che è seriamente preoccupato perché da mesi sono state raccolte dichiarazioni gravi, gravissime se false, e che non era stata ancora iscritta la notizia di reato», ha spiegato l'ex consigliere riferendosi alle preoccupazioni di Storari per l'«immobilismò del procuratore di Milano Francesco Greco».

«Storari, racconta, innanzitutto mi chiese un consiglio. Io gli consigliai di mettersi al riparo dai guai che sarebbero finiti sulla sua testa, mettendo per iscritto al procuratore quello che finora aveva detto verbalmente, cioè che bisogna iscrivere. Cosa che lui mi ha assicurato di aver fatto con diverse mail. Non si poteva seguire la via ordinaria perché non poteva mandarla al procuratore, visto che era la persona con cui aveva il dissenso, il procuratore generale non c'era, la sede era vacante, e nella mia esperienza è difficile che il reggente prenda decisioni che creino situazioni irreversibili. Nell'ipotesi migliore avrebbe detto 'aspettiamo che arrivi il nuovo procuratore generale».

«Lui - prosegue Davigo - aveva già detto molte volte che bisognava iscrivere e l'iscrizione non avveniva. All'inizio di maggio vado a Roma, chiedo a Storari se l'iscrizione era avvenuta e lui mi dice di no. Allora chiamo il vicepresidente del Csm e lo prego, appena arriverà a Roma, di contattarmi perché gli devo parlare di una cosa urgente e importante».

«Renzi avrà ulteriori notizie dal mio avvocato, ne ha già avute», ha detto poi l'ex consigliere rispetto alle dichiarazioni del leader di Italia Viva che nei giorni scorsi aveva detto: «Non sono Davigo giustizialista con gli avversari e divulgatore di notizie con i parlamentari amici». «Ho fatto di tutto per mantenere segreti questi verbali - ha proseguito Davigo. È folle pensare che possa c'entrare con la loro divulgazione. Non ho divulgato un bel niente. Sono rimasto basito per i fatti che sono accaduiti: se è stata la mia segreteria, non me ne capacito. Mi sembrava di assoluta affidabilità, era una funzionaria del Csm ed ha sempre avuto da tutti parole di elogio», ha continuato Davigo. «La regola è informare il Csm, le modalità sono un'altra cosa, possono essere derogate».

E in questo caso «mandare una roba del genere per posta sarebbe stata una follia», bisognava «parlare di persona», perchè la circolare del Csm che prevede la trasmissione di atti simili per plico riservato al Comitato di presidenza riguarda i «casi ordinari non quelli straordinari come questo». Lo ha detto Piercamillo Davigo a DiMartedì a proposito dei verbali delle dichiarazioni dell'avvocato Piero Amara che, su suo stesso consiglio, gli furono consegnati dal pm di Milano Paolo Storari, preoccupato del fatto che in procura, nonostante le sue sollecitazioni, non si procedesse all'iscrizione di indagati

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