Piano per la sicurezza delle infrastrutture, stop dell'Europa ma il governo va avanti

Piano per la sicurezza delle infrastrutture, stop dell'Europa ma il governo va avanti
di Alberto Gentili
Martedì 21 Agosto 2018, 08:00
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Dopo appena quarantott'ore dal lancio del piano Giorgetti da 50 miliardi per la manutenzione straordinaria di strade, ponti, scuole, ferrovie, aree a rischio idrogeologico, arriva la frenata di Bruxelles. E pronta è la replica di Matteo Salvini: «Dei parametri e degli zero virgola ce ne infischiamo, la sicurezza degli italiani viene prima dei vincoli di bilancio».

A suggerire prudenza è il commissario agli Affari economici. Pierre Moscovici a una precisa domanda sul piano Giorgetti, da Bruxelles dichiara: «Ci sono già molte risorse per le infrastrutture tra i fondi strutturali. La Commissione è sempre stata a fianco dell'Italia e ha stanziato 2,5 miliardi di fondi, più 8,5 miliardi ad aprile per migliorare la rete autostradale e 12 miliardi del piano Juncker. Penso perciò che il problema sia dare priorità al buon uso di queste risorse. Ed esamineremo la legge di bilancio italiana in base alle regole, con un occhio al debito che è molto alto».

Poi, cercando sponda nel ministro dell'Economia, Giovanni Tria: «Ho sempre avuto un dialogo molto costruttivo con i ministri delle Finanze italiani e continuerò ad averlo».
 
Ma anche Tria ha fatto sapere che sulle infrastrutture «non ci sono vincoli che tengano». E così nel governo, a parte Salvini, nessuno calza per ora l'elmetto. «Faremo ciò che si deve fare. E' ovvio che ora la Commissione adesso freni. E' una trattativa appena avviata e non possono sbracare subito...», dicono a palazzo Chigi. E Giorgetti tiene il punto senza citare il commissario Ue: «Sulla legge di bilancio ci sono diversi scenari, la tragedia di Genova aggiunge la necessità di mettere mano a una manutenzione straordinaria del Paese, approntando risorse non solo economiche ma anche procedure che cambino quelle attuali che, come il Codice degli appalti, sono difficili da applicare». Ancora più chiaro: «Se supereremo il tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil? Non escludo niente. Speriamo che le nostre richieste vengano giudicate dall'Unione europea in modo diverso. Sarà un negoziato difficile, ma intendiamo farlo perché pensiamo di essere nel giusto».

Tra vedere e non vedere, per fermare la corsa dello spread, il sottosegretario leghista rilancia poi l'invito alla Bce a prolungare il piano di acquisto dei titoli di Stato: «Noi non abbiamo diritto di chiedere nulla, ma credo che una valutazione dell'opportunità di prolungare il quantitative easing, specie in una fase come questa, possa condurre a una rivalutazione del disimpegno» della Bce previsto per dicembre.

Il governo non ha alcuna intenzione di arretrare rispetto al piano straordinario di manutenzione del Paese. La stima che circola e che verrà contabilizzata nel dettaglio con la legge di bilancio dopo la creazione di una cabina di regia a palazzo Chigi, è di circa 50 miliardi. «E li spenderemo, perché la sicurezza dei cittadini viene prima di tutto», dice il sottosegretario alle Infrastrutture, Edoardo Rixi.

Non è escluso però che una parte dei fondi possa arrivare dal piano per gli investimenti cui sta lavorando il ministro per l'Europa, Paolo Savona. Anche questo dossier pesa 50 miliardi. Ma non tutti pubblici, anzi. Secondo Savona, per il potenziamento della rete infrastrutturale deve esserci l'intervento dei privati. In particolare di Eni con 22 miliardi e di Terna con 12, cui lo Stato dovrebbe aggiungere 16 miliardi cofinanziamento pubblico. Non a caso proprio Salvini, che ha voluto Savona nel governo, elogia la «compresenza» nelle grandi opere di pubblico e privato. E in una intervista a QN cita Donald Trump che di certo statalista non è: «Stiamo lavorando affinché da questa tragedia nasca qualcosa di positivo, oltre a ponti e viadotti pensiamo anche a fiumi, torrenti, scuole e ferrovie. Un'occasione quindi anche per dare migliaia di posti di lavoro, un grande piano di grandi opere pubbliche come quello lanciato dal presidente Trump. E pure di piccole opere sul territorio. In Italia i soldi ci sono: alcuni sindaci hanno nel cassetto milioni di euro, non li possono toccare perché altrimenti sforiamo i vincoli di bilancio imposti dall'Europa. Invece non devono esistere vincoli che mettano a rischio la nostra sicurezza. I soldi li troviamo. Li dobbiamo trovare».

Il riferimento alla creazione di migliaia di posti di lavoro svela l'altra aspettativa del governo dal piano Giorgetti: i 50 miliardi da destinare alla manutenzione delle infrastrutture «saranno un importante volano per la crescita. E se cresce il Pil si abbassa il rapporto con il deficit e avremo maggiori margini di spesa», incrociano le dita a palazzo Chigi.
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