Caso Consip, la verità di Romeo: «Non ho mai cercato i Renzi»

Caso Consip, la verità di Romeo: «Non ho mai cercato i Renzi»
di Francesco Pacifico
Giovedì 17 Agosto 2017, 23:13 - Ultimo agg. 18 Agosto, 09:08
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Dice di non «aver mai cercato i Renzi». Anzi, è quasi offeso che si pensi che un dandy vada a pranzo in «una bettola» con il padre dell’ex premier. Smentisce di aver versato 100mila euro al suo grande accusatore, il dirigente di Consip Marco Gasparri, che invece potrebbe essere un «agente del nemico», complice di un complotto per favorire la concorrenza. Stigmatizza i pregiudizi della Procura di Napoli, per la quale «se hai successo è perché non sei “pulito”». L’avvocato Alfredo Romeo è tornato a casa dopo circa sei mesi (tra carcere e domiciliari) di custodia cautelare. Ma guai a chiedergli di questo periodo. «Non mi interessa entrare nei meccanismi personali né tantomeno dare la stura a commenti lagnosi o pietismi che lasciano il tempo che trovano». Non si fa remore a rispondere sull’inchiesta Consip nella quale è indagato per corruzione.
Partiamo da qui: sono indagati un colonnello del Noe per depistaggio, il capitano Scafarto (per reati che vanno dal falso alla violazione di atti coperti da segreto istruttorio), mentre una ventina di militari agli ordini di De Caprio sono stati allontanati dal Noe.

Pensa di essere al centro di un complotto? Volevano colpire lei per arrivare a Renzi?
«Per la precisione i militari allontanati dal Noe sono ventuno. Quanto alla sua domanda, le carte parlano da sole. Lei come definirebbe il caos che osserva e che ha procurato tanti danni senza alcun vero fondamento? Io non so chi volesse colpire chi o che cosa. Certo, sono stato bersaglio da una parte e strumento dall’altro per alterare in modo drammatico un mercato strategico per il Paese. Consip è fondamentale per far risparmiare le pubbliche amministrazioni (e lo dice anche Cantone). Il problema è qualificare le imprese e i loro requisiti. Quando a suo tempo parlai con Marroni, nella qualità di presidente di Ifma, l’associazione internazionale del Facility Management, ero andato a dirgli proprio questo: bisogna dare più trasparenza alle gare, più trasparenza ai requisiti delle aziende per impedire che si possa partecipare a diciotto lotti; ripensare la qualità dei servizi e le garanzie che si devono offrire ai committenti. E questo è anche il senso degli esposti presentati da Romeo Gestioni contro i cartelli che si potevano creare. Strano che solo oggi, a distanza di mesi, e in modo ancora distorto, con grandi confusioni nei giornali tra Anac e Antitrust, si inizi a prendere atto di quelle denunce».

Eppure, al di là delle forzature e delle irregolarità rilevate dalla Cassazione, dalle intercettazioni emergerebbero accuse importanti: per esempio nei “pizzini” i pm avrebbero rilevato ordini o informazioni ritenuti rilevanti penalmente. E poi perché abbassare la voce e usare un pezzo di carta quando parlava di soldi con il suo consulente Italo Bocchino?
«Lei parla di cose che non mi appartengono, che non ho scritto, che fanno parte di un castello di ipotesi. Escludo che quella carta di cui si parla appartenga a me. Fermo restando che prendere appunti è normale. Lei non ne prende?».

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