Comunali 2017: test local, niente riflessi
sul governo: ma Renzi spera nel ko di Grillo

Comunali 2017: test local, niente riflessi sul governo: ma Renzi spera nel ko di Grillo
di Alberto Gentili
Domenica 11 Giugno 2017, 07:39
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ROMA. Le elezioni locali di oggi sono decisamente local. A parte Genova e Palermo, le grandi città non sono chiamate al voto. E dopo il clamoroso naufragio dell’intesa Renzi-Grillo-Berlusconi-Salvini sulla legge elettorale, tutti escludono riflessi sul governo: Paolo Gentiloni naviga ormai per inerzia verso il 2018. Eppure, i 9 milioni di italiani chiamati alle urne qualche pennellata di colore agli sbiaditi acquarelli della politica nazionale la daranno. Eccome. C’è da capire lo stato di salute dei Cinquestelle. C’è da testare la resurrezione delle alleanze di centrosinistra e centrodestra, rimesse in piedi nei 25 i Comuni più grandi dopo la scissione del Pd e a mesi di liti furibonde tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.

Lo spettatore più interessato è Matteo Renzi. La speranza del segretario del Pd è una dolorosa battuta d’arresto per il Movimento di Beppe Grillo: fuori da tutti i ballottaggi o quasi (a Trapani e Taranto sono in corsa). Non a caso l’ex premier ha schierato da tempo l’artiglieria contro i Cinquestelle e scommette in un loro «ridimensionamento», convinto che anche in Italia (come nel resto d’Europa,) l’onda populista possa trasformarsi in una risacca. «Ciò che è da capire», spiega Matteo Ricci, responsabile enti locali del Pd, «è chi andrà al ballottaggio. In base ai sondaggi, la sfida sarà tra centrosinistra e centrodestra, con un ritorno allo schema bipolare». E afferma il renzianissimo Dario Parrini: «La cosa sostanziale sarà vedere quanto grande sarà il riflusso dei Cinquestelle, entrati nella loro età dello scontento. La messa in minoranza di Di Maio a opera di Fico nella partita sulla legge elettorale è la facciata nazionale della lotta sorda tra correnti che pregiudicherà i loro destini in molte città. Exploit dell’anno scorso come a Roma e Torino sono da escludere». Parrini si riferisce a Genova, città di Grillo, dove i Cinquestelle vanno al voto divisi per bande e dove difficilmente agguanteranno il ballottaggio. 

Molto più interessante, per Forza Italia, valutare l’impatto della ritrovata unità con la Lega e i Fratelli d’Italia. Dopo anni di batoste, il centrodestra può tornare a incassare qualche successo. Soprattutto a Genova. Ed è ciò su cui scommette in Cavaliere in vista delle elezioni nazionali del prossimo anno: «Andiamo uniti praticamente ovunque, con un’intensità di compattezza mai vista prima d’ora», celebra Brunetta. E azzarda: «I cittadini daranno un segnale per il futuro premiando questo atteggiamento responsabile».

La questione-alleanze è osservata ai raggi X anche a sinistra. Chiusa la fase dell’indifferenza, Renzi nelle ultime ore è tornato a corteggiare Giuliano Pisapia con l’idea di mettere in piedi un listone tipo Ulivo. Obiettivo: «Raggiungere il 40%». E incassare così alla Camera il premio di maggioranza previsto dall’Italicum corretto dalla Consulta: la legge elettorale con la quale ormai il segretario del Pd pensa di andare alle urne (al Senato c’è il Consultellum con soglia di sbarramento dell’8%) il prossimo anno. «Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto», sostiene Ricci, «dopo il referendum del 4 dicembre e la scissione, era alto il rischio di andare divisi a queste elezioni locali. Invece il centrosinistra sarà unito in tutti i Comuni capoluogo». 
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