Caso Etruria, Violante accusa: «Sulla Boschi clima di veleni»

Caso Etruria, Violante accusa: «Sulla Boschi clima di veleni»
di Paolo Mainiero
Domenica 17 Dicembre 2017, 07:10 - Ultimo agg. 11:18
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Parla di «uso immorale della questione morale», Luciano Violante. L’ex presidente della Camera vede nello scontro sulle banche un decadimento della battaglia politica. «C’è un clima malato, in tutta questa vicenda, frutto della campagna elettorale». 

Presidente, cosa le suggerisce la violenta polemica sulle banche che sta coinvolgendo il sottosegretario Boschi? 
«La vera inopportunità è stata quella di costituire una commissione di inchiesta sulle banche nelle ultime settimane di legislatura. Era prevedibile che la commissione alimentasse più propagande che riflessioni. Negli Stati Uniti e in Germania ci sono state crisi altrettanto gravi ma nessuno ha ritenuto opportuno istituire commissioni di inchiesta. Adesso, comunque vada a finire, c’è il rischio di ripercussioni sulla nostra reputazione».

La commissione di inchiesta rischia di trasformarsi in un boomerang per il Pd?
«Il fatto che le opposizioni chiedessero la commissione rientra nei caratteri della lotta politica. Ho qualche difficoltà a comprendere il consenso dato dalla maggioranza, inseguendo tesi contrarie all’interesse nazionale. Sarebbe stato sbagliato il silenzio, ma una sede parlamentare ordinaria avrebbe potuto da tempo affrontare il tema con la serietà necessaria».

Dai lavori della commissione sta comunque emergendo che la Boschi si interessò di Etruria. 
«Parlo sulla base di quello che leggo. Si contesta alla sottosegretaria Boschi di aver parlato con il presidente della Consob e con altri della situazione difficile di una banca del suo collegio elettorale. Io penso che sia dovere di ogni parlamentare interessarsi di aziende in crisi dei propri territori e provare a trovare una soluzione, anche per salvaguardare i risparmiatori. C’è un clima malato, in tutta questa vicenda, frutto della campagna elettorale».
 
Perchè?

«C’è un uso immorale della questione morale. Si usa di tutto per aggredire l’avversario. Ho sentito parlare di Etruria come della banca di Boschi, una stupidaggine. È un atteggiamento dannoso per il sistema Paese. Devo riconoscere a Pier Ferdinando Casini il merito di guidare la commissione con molta serietà».

Ma non esistono motivi di opportunità che dovrebbero indurre la Boschi a un passo indietro?
«Nessuno ha sinora denunciato pressioni. L’allora ministro Boschi non ha partecipato ai consigli dei ministri dove si discuteva di quella banca. La banca è stata commissariata dal governo; i vertici, compreso il padre della Boschi, sono tutti sotto inchiesta. Boschi all’epoca era il ministro più forte del governo Renzi; se ci fossero state reali pressioni qualche risultato sarebbe stato ottenuto. Del resto, lo stesso Vegas nega che ci siano state sollecitazioni». 

La campagna elettorale, come lei stesso riconosce, condiziona un dibattito sereno. La Boschi deve ricandidarsi?
«Ho sempre aborrito le figure dei giudici delle coscienze altrui. Comunque a questa domanda ha già risposto il presidente del consiglio».

In campagna elettorale ogni argomento è utilizzato per delegittimare l’avversario. Quanto peserà lo strappo a sinistra con la discesa in campo del presidente del Senato Piero Grasso?
«Le divisioni sicuramente non giovano. Ma trovo corretta la posizione del Pd di non partecipare a confronti in tv con Liberi e uguali. Considero inoltre saggia la considerazione di Renzi per la quale in un sistema proporzionale il leader del partito non è automaticamente capo del governo. L’idea dell’uomo solo al comando è venuta meno, gli accordi si faranno dopo le elezioni».

In Europa c’è un’ondata di estrema destra. In Austria ieri è nato il nuovo governo in cui il partito di destra avrà tre ministeri importanti: Interni, Esteri, Difesa. È preoccupato per questa deriva?
«Vedo la sottovalutazione di un processo in corso in vari paesi europei, come Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, addirittura l’Austria. Dovremmo riflettere sul peso del principio di discriminazione; gli slogan contro i neri, gli ebrei, gli immigrati ci riportano indietro, ci ricordano tempi che non vogliamo si ripetano».

Neanche l’Italia è immune...
«I fatti di Como e Roma mi ricordano un famoso film con Liza Minnelli, “Cabaret”, ambientato nella Repubblica di Weimar. Si vede un gruppo di giovani nazisti cantare una canzone su note dolcissime che catturano i cittadini; poi le note diventano sempre più forti e martellanti e generano inquietudine. Ecco, dobbiamo stare attenti perchè se si lasciano senza risposta le cosiddette “ragazzate”, si può agevolare il passaggio alla violenza fisica».

È opinione diffusa che dopo il voto non ci sarà una maggioranza. Cosa succederà?
«Vedremo. Osservo però che nel 2018 ci sono politiche e due elezioni regionali importanti, Lazio e Lombardia; nel 2019 si voterà per le europee; nel 2020 voteranno tutte le altre regioni. Tre anni di elezioni susciteranno momenti di tensione politica indipendentemente da chi vincerà. Per questo servirebbe un governo autorevole».

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