Asse Conte-Di Maio, Salvini gelido: al tavolo duello tra i leader, torna l'ipotesi rimpasto

Asse Conte-Di Maio, Salvini gelido: al tavolo duello tra i leader, torna l'ipotesi rimpasto
di Marco Conti
Martedì 20 Novembre 2018, 07:17 - Ultimo agg. 11:32
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CASERTA - Doveva essere l'occasione se non di una riconciliazione almeno di una tregua. Invece l'incontro nella Prefettura di Caserta si è trasformato nell'ennesimo fallito tentativo di Giuseppe Conte di tenere i due vicepremier al merito di un contratto di governo che fa acqua da molte parti. Conte, che di quel contratto è garante, ha prima ascoltato Di Maio e Salvini rinfacciarsi persino le battute, oltre che il merito di una posizione, che sulla gestione dei rifiuti è diametralmente opposta. Al leader del Lega non è andata giù «la ceppa» evocata da Di Maio per contestare la realizzazione dei termovalorizzatori e a Di Maio non piacciono i continui abboccamenti di Salvini con i mai dimenticati alleati.

Tanto per tranquillizzare l'alleato di governo ieri sera Salvini, rientrato in tutta fretta da Caserta per mettersi lo smoking e recarsi al Quirinale, ha trovato il tempo per inviare via tv un messaggio all'azzurro Antonio Tajani: «Abbiamo governato insieme tanti anni. Spero che torneremo a lavorare insieme per altrettanti anni». Un auspicio che alimenta le fibrillazioni nella maggioranza che ieri a Caserta ha firmato un protocollo d'intesa sui rifiuti nella Terra dei fuochi che non piace al ministro dell'Interno e al governatore campano De Luca. Malgrado palazzo Chigi si affretti a spiegare l'assenza di Salvini alla conferenza stampa conclusiva, l'elogio del termovalorizzatore di Copenaghen - con tanto di pista da sci sul tetto - fatto dal ministro dell'Interno, che annuncia un suo imminente viaggio in Danimarca, conferma l'ennesima divaricazione che lo stesso Di Maio prova a sdrammatizzare dicendo «io avevo una pista da sci ad Acerra».

Le possibili aggiunte al contratto di governo, dai rifiuti ai contraccettivi gratis, sono facili da escludere e Conte - facendo asse con Di Maio - lo spiega chiaramente. Ma ciò che divide i due vicepremier è la sostanza dell'intesa contenuta nella manovra di Bilancio che domani subirà l'ennesimo no da parte della Commissione europea.
Di Maio, pur di andare avanti e portare a casa il reddito di cittadinanza, sembra pronto alla sfida con l'Europa e i mercati. D'altra parte il suo elettorato guarda nell'immediato ai 780 euro al mese e subisce relativamente le conseguenze dovute all'aumento dello spread. Salvini ha invece il problema opposto e l'elettorato che gonfia le percentuali leghiste in Veneto come in Lombardia o Emilia Romagna, subisce gli effetti di una manovra molto assistenzialista sia per il reddito di cittadinanza che per la riforma delle pensioni.

Ieri Salvini ha detto che intende andare sino in fondo sempre che «i poteri forti» glielo permettano. Un colorito modo per denunciare le preoccupazioni per la tenuta del sistema economico e finanziario del Paese che il suo sottosegretario Giancarlo Giorgetti conosce bene. Sabato sera Giuseppe Conte sarà di nuovo a colloquio a Bruxelles con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. Un incontro chiesto con una certa insistenza da palazzo Chigi e che avverrà dopo la bocciatura della Commissione con la lettera che domani verrà recapitata al Ministro dell'Economia Giovanni Tria. Al responsabile dell'Economia vengono attribuite molte responsabilità nella trattativa con l'Unione europea e a palazzo Chigi da giorni si parla di una sua possibile sostituzione dopo l'approvazione della manovra, magari non immediatamente ma comunque prima delle eleuropee. Un cambio che dovrebbe inserirsi in un più ampio rimpasto che coinvolgerebbe anche il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e la ministra della Salute Giulia Grillo, mentre appaiono saldi la ministra Trenta e il titolare dei Beni culturali Bonisoli.

Un rimpasto che, secondo i promotori, dovrebbe sancire una sorta di fase due del governo gialloverde, ma che senza una rivisitazione del contratto di governo rischia di apparire come un modo per scaricare sui tre le difficoltà di una maggioranza che fatica persino a garantire i voti al decreto sicurezza viste le tensioni M5S alla Camera. Il nodo rifiuti, con Salvini che tiene la linea nordista dei termovalorizzatori e Di Maio che schiera i suoi ministri nel suo collegio, è la conferma che il grande freddo tra i due è ormai separazione netta con il leader del Carroccio che rievoca l'alleanza di centrodestra e quello grillino che ricorda come quella alleanza «il M5S la combatte».
Tensioni fortissime destinate ad esplodere quando si dovrà decidere se modificare o meno la manovra di Bilancio per evitare la procedura per deficit eccessivo.
 

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